Domenica si è celebrata la Giornata per la Vita e l’Avvenire per celebrare l’appuntamento ha pubblicato uno speciale che contiene gli editoriali dei responsabili dei movimenti cattolici nazionali, tra cui quello del presidente nazionale dell’Unitalsi.
La speranza è un filo invisibile che lega le esperienze umane, uno spiraglio di luce capace di guidare e spronare anche nei momenti più bui. Per l’Unitalsi questa virtù è molto più di un concetto astratto: è un motore di vita, un’energia che trasforma, che anima ogni gesto e ogni incontro, soprattutto con chi vive situazioni di fragilità. La speranza è un sentimento che si fa carne nelle opere di carità, nei pellegrinaggi, nei gesti di prossimità verso gli ammalati e le persone con disabilità. È un motore che dà inizio al cammino e trasforma le aspettative della vita. Questo approccio trova il suo fondamento nel messaggio evangelico, in cui la speranza è gesto attivo, operoso, capace di generare vita nuova attraverso la condivisione e l’amore. Durante i pellegrinaggi la speranza prende forma in maniera tangibile.
A Lourdes i soci ammalati e i volontari sperimentano una dimensione unica di comunione e fratellanza. A Lourdes la speranza si manifesta in gesti semplici ma profondi: una mano tesa, un sorriso, un abbraccio e una preghiera condivisa. Sono atti che, pur nella loro ordinarietà, racchiudono una forza straordinaria, capace di trasformare la sofferenza in una possibilità di rinascita interiore. La speranza diventa certezza. Questo processo non riguarda solo chi è assistito, ma tocca profondamente anche i volontari. Sono loro che imparano a guardare oltre le apparenze, scoprendo la bellezza della fragilità umana e trovando un senso nuovo al proprio servizio. In questo scambio reciproco, la speranza diventa un ponte tra chi dona e chi riceve, generando una comunità viva e solidale anche tra gli stessi volontari.
La fragilità non è un limite ma una dimensione dell’umano che può aprire alla speranza. Questo è particolarmente evidente nei racconti di chi, grazie all’esperienza vissuta a Lourdes o negli altri santuari mariani, ha ritrovato una nuova energia per affrontare la vita. Ed è proprio questo il cuore pulsante del pellegrinaggio e dell’opera ultracentenaria dell’Unitalsi. Per l’Associazione, la speranza non è mai un’esperienza solitaria. Infatti, si alimenta nella comunità, nella condivisione delle gioie e dei dolori, nel sostegno reciproco. La presenza di una rete di persone accomunate dalla stessa fede e dallo stesso desiderio di aiutare è ciò che permette alla speranza di diventare concreta e feconda. La nostra storia è fatta di vita vissuta e spesa a fianco delle persone sole, ammalate, povere e fragili che a noi si affidano per camminare insieme. Molte di quelle che accogliamo decidono di vivere con noi il pellegrinaggio, che diventa occasione per ritrovare la speranza.
Nell’attività quotidiana dell’Unitalsi e durante i nostri pellegrinaggi si sperimenta così l’importanza del camminare accanto, dello stare insieme, dell’instaurare legami destinati a durare nel tempo, di opere e azioni che esaltino la bellezza della vita anche nella malattia, nella sofferenza e nel dolore, che ne salvaguardino la dignità e che la difendano, soprattutto quando sembra che la società non la tuteli. In un tempo segnato da incertezze e sofferenze, l’esperienza dell’Unitalsi rappresenta un segno luminoso: la speranza, quando è vissuta e condivisa, può davvero generare vita e dare un senso nuovo al cammino umano. Occorre fare spazio agli altri, rispondere alla cultura dello scarto, dando voce ai fragili, ai sofferenti, agli ammalati e alle persone con disabilità. Occorre essere Pellegrini di Speranza come ci chiede il Santo Padre in questo Anno Giubilare.
Rocco Palese, Presidente Nazionale Unitalsi