Alla ventesima edizione del Festival della Comunicazione, in corso a Fermo, il presule auspica quella “disarmata e disarmante” invocata da Papa Leone XIV. La città delle Marche, crocevia di frontiere, forte in umanità e spiritualità, centrale il dialogo tra le Chiese
Il territorio dell’arcidiocesi di Fermo è un crocevia di frontiere, forte in umanità e spiritualità”. Con queste parole l’arcivescovo di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio, ha descritto lo spirito con cui la diocesi marchigiana ha accolto la ventesima edizione del Festival della Comunicazione, che in questi giorni sta animando borghi e comunità locali.
La sfida dell’evangelizzazione
In un’intervista rilasciata ai media vaticani, l’arcivescovo ha parlato di una Chiesa che, in un territorio “ricco di arte e di bellezze naturali”, si trova oggi a raccogliere la sfida dell’evangelizzazione nel segno dell’incontro, della coerenza e della mitezza. È proprio quest’ultima è il centro attorno a cui ruota il tema scelto per l’edizione 2025 del Festival: “Accendiamo la speranza. Una diversa comunicazione è possibile”. Un tema che nasce dal messaggio di Papa Francesco per la Giornata delle Comunicazioni Sociali e che la manifestazione di quest’anno ha voluto declinare come appello a un linguaggio pacato, autentico. “Nel cuore di ogni uomo – ha sottolineato monsignor Pennacchio – c’è il desiderio di una comunicazione diversa, che non sia muscolare né gridata, ma capace di toccare le corde più intime della persona”. In questo senso, ha aggiunto, la comunicazione “disarmante e disarmata” invocata da Papa Leone XIV al suo esordio pontificio è anche una comunicazione che spiazza, perché “non è aggressiva, non è muscolare né violenta, diventa disarmante in quanto non corrisponde al modello che uno si aspetta e poi pone degli interrogativi, non nutrendosi di altro se non della verità della comunicazione stessa. E siamo tutti alla ricerca della verità piena, come dice il Signore, facendo più attenzione possibile ai contenuti veri, così da diventare disarmanti”.
Fermo come ponte tra Adriatico e Tirreno
Il Festival vuole essere anche un’occasione per riscoprire il legame tra fede e cultura, tra Vangelo e società. In questo quadro, il presule ha ricordato come il territorio fermano, affacciato sull’Adriatico, è da sempre un ponte tra mondi. “Già la facciata del duomo di Fermo in pietra d’Istria – ha detto – testimonia una storia di incontri, di manovalanze giunte da oltre mare, che hanno contribuito a costruire ciò che oggi siamo. Fermo ha accolto e continua ad accogliere. Questo spinge anche la Chiesa locale a interrogarsi su una fede che non resti solo identitaria o devozionale, ma che parli davvero alla vita concreta delle persone, anche nel confronto con chi ha culture o fedi diverse”.
Proprio di questa proiezione geografica, culturale e quindi anche religiosa si è parlato nel pomeriggio di oggi martedì, 3 giugno, nella sala Cuini della biblioteca di Porto Sant’Elpidio, in un convegno dal titolo “Nel dialogo la speranza” che, moderato da Viviana De Marco, responsabile del dialogo interreligioso ed ecumenico della diocesi di Fermo, e accompagnato dalle note musicali della violinista Snezana Tintor, ha visto la partecipazione del pastore Luis Amado Giuliani, presidente del Consiglio delle Chiese Cristiane delle Marche, e di padre Luca Santoro, del patriarcato di Costantinopoli.
Il segreto del dialogo
“Il dialogo interreligioso rappresenta la possibilità di portare come umanità il concetto della speranza che diventa fondamento della pace”, ha sottolineato ai media vaticani Viviana De Marco, aggiungendo come “è importante la capacità di ascolto, specie con le altre religioni, quindi la valorizzazione del positivo e di tutto ciò che lo spirito ha operato in ogni uomo e in ogni cuore per vie note a lui solo, per citare la Gaudium et Spes. Non è solo una scelta pastorale o di strategia comunicativa, ma significa convertirci allo spirito di Pentecoste che ha gettato i semi del verbo nel cuore di ogni uomo. Ed è qui, nell’intimo dell’essere umano, come insegna Sant’Agostino, che abita Dio”. Le ha fatto eco il pastore Giuliani, secondo il quale “il segreto sta proprio nel dialogo, che inizia dall’ascolto, dalla disponibilità e dal desiderio. Cominciare a dialogare è il ponte necessario per superare ogni difficoltà, ogni lentezza. Dobbiamo insistere soprattutto su temi specifici dove ancora gelosamente ognuno di noi vuole conservare la propria credenza, non per cambiare ma per far capire all’altro cosa si sta offrendo”.