Il Presidente Nazionale su Avvenire: “Oggi c’è bisogno di aiutare i più fragili, non voltiamogli le spalle”

Occorre rispondere alla cultura dello scarto, ascoltando malati e disabili. Così l’associazione che porta i malati a Lourdes e ai santuari mariani si fa vicina alle situazione di maggiore sofferenza

Il 2023 per la nostra Associazione è stato straordinario. Abbiamo festeggiato 120 anni di una storia vera, miracolosa, nata nel 1903 a Lourdes, per un suicidio mancato del nostro fondatore Giovanni Battista Tomassi, proprio davanti alla Grotta di Lourdes. Un luogo dove il giovane Tomassi ha celebrato la vita decidendo di dare inizio a un’opera di accoglienza, accompagnamento, prossimità e fede. Un luogo dove, sotto lo sguardo della Vergine, non ci sono ammalati e sani, ma uomini e donne di Dio. Quella Grotta dove la preghiera che vola verso la Vergine è unica, rincuora e ricorda che dobbiamo essere, in ogni momento, portatori di speranza e di vita.

La nostra storia è fatta di vita vissuta e spesa a fianco delle persone sole, ammalate, povere e fragili che a noi si affidano per camminare insieme. La nostra opera è nata per essere al servizio della vita, a partire da quella dei più piccoli fino a quella delle persone più anziane. Molte delle persone che accogliamo decidono o vengono invogliate a vivere con noi il pellegrinaggio, che diventa occasione per ritrovare la speranza o solo la consolazione.


Nell’attività quotidiana dell’Unitalsi e durante i nostri pellegrinaggi si sperimenta l’importanza del camminare accanto, dello stare insieme, dell’instaurare legami destinati a durare nel tempo, di opere e azioni che esaltino la bellezza della vita anche nella malattia, nella sofferenza e nel dolore, che ne salvaguardino la dignità e che la difendano, soprattutto quando sembra che la società non la tuteli. I nostri volontari, opportunamente formati, si prodigano al fianco delle famiglie e in supporto alle loro necessità, accompagnando persone ammalate, con disabilità, anziane e sole, ascoltandole, creando per loro spazi e iniziative dove possano incontrarsi, svagarsi e trascorrere momenti di gioia, consapevoli che la speranza può nascere dalla sofferenza.

La maggior parte dei nostri progetti, infatti, è nata dal manifestarsi di un bisogno, di una mancanza o di un disagio. Il “Progetto dei Piccoli”, ad esempio, ha preso vita dopo l’incontro con un padre che dormiva in macchina all’esterno del Policlinico Gemelli per essere vicino al figlio ricoverato in ospedale e alla moglie che gli era accanto. Da qui l’idea di trovare una casa a Roma dove ospitare, accogliere, assistere e accompagnare le famiglie dei bambini degenti negli ospedali pediatrici oncologici più importanti. Attualmente le case di accoglienza sono undici e si trovano in tutta Italia.


Oggi c’è bisogno di aiutare, non di girare le spalle,
della nostra mano e del nostro abbraccio che ci avvicina a chi soffre. C’è bisogno di gesti concreti di amore che ci portino a incontrare la vita di persone ammalate, fragili, anziane e sole nel delicato equilibrio di prossimità e discrezione che ogni relazione di aiuto sa vivere.

Quelli appena trascorsi sono stati anni difficili, dove l’Unitalsi più volte è stata chiamata in soccorso di quella sanità assistenziale carente e che costringe molte persone a essere dimenticate. Ed è proprio in questa difficoltà dell’indifferenza che l’Associazione ha trovato nuova linfa e il coraggio di guardare dritto negli occhi il dolore, la povertà, e tendere la mano con la gioia, l’affetto e la speranza che ci ha insegnato la piccola Bernadette Soubirous.

Siamo consapevoli che possiamo fare di più, e faremo di più, perché in questo tempo di crisi, di guerre e di disuguaglianze dobbiamo essere una piccola cura contro la paura della solitudine, l’assenza della speranza e la mancanza della dignità della vita che spetta a ogni essere umano fin dal suo concepimento.

Il nostro cammino è orientato dalle parole che papa Francesco ci ha donato durante l’udienza in Aula Paolo VI lo scorso 14 dicembre, che sono per noi una guida e un impegno ad «andare controcorrente in un mondo che emargina e scarta», invitandoci a non ignorare chi è malato e vede la sua vita terminare, rispettando sempre ogni persona che soffre.
Rocco Palese, Presidente Nazioanle –  Leggi l’articolo su Avvenire.it

 

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