Aveva 61 anni e viveva sotto il colonnato. Ai volontari che portavano pasti caldi e vestiti chiedeva quaderni per scrivere le sue poesie. Il funerale celebrato da Konrad Krajewski e Leonardo Ulrich Steiner
“Per strada e in ogni altro luogo non parlo quasi mai, mi limito a guardare/ ascoltare, pensare / e a volte scrivere per non essere solo al mondo”. José Carlos de Sousa aveva 61 anni e viveva sotto il Colonnato del Bernini. Ai volontari che la sera vanno a portare pasti caldi e vestiti ai clochard intorno a piazza San Pietro, chiedeva piuttosto che gli procurassero dei quaderni per scrivere le sue poesie. Preferiva così, ogni tanto riuscivano a convincerlo a farsi visitare nell’ambulatorio che Francesco ha fatto allestire lì vicino per i senzatetto, sapevano quanto fosse malato, ad agosto è morto di cirrosi epatica al San Carlo, ci sono voluti due mesi di complicazioni burocratiche prima di poterlo seppellire. E ieri, a celebrarne il funerale, c’erano due cardinali, l’Elemosiniere del Papa Konrad Krajewski e il brasiliano Leonardo Ulrich Steiner, che si è preso una pausa dal Sinodo quando ha saputo la storia di quel suo connazionale.
La storia di José Carlos è stata raccontata da Salvatore Cernuzio sul portale della Santa Sede «Vatican News». I funerali sono stati celebrati nella cappella Santa Monica, in piazza del Sant’Uffizio. Nella chiesa vaticana intitolata alla madre di Sant’Agostino sono arrivati i volontari di Sant’Egidio e Unitalsi che lo hanno conosciuto, le suore Missionarie della Carità e della congregazione coreana delle Sorelle di Kkottongnae di Gesù, gli amici che hanno vissuto per strada accanto a lui, alcuni ragazzi ad accompagnare la liturgia con la chitarra e canti in italiano e portoghese. Alla fine, i clochard di San Pietro si sono avvicinati alla bara di mogano e ciascuno vi ha posato un fiore. José Carlos de Sousa è stato seppellito nel cimitero romano di Prima Porta. Suor Elaine Lombardi lo aveva conosciuto bene ed era rimasta colpita da quel signore che «non aveva nessuna esigenza», il clochard-poeta: «Mi diceva: “Sorella, non ho bisogno di niente. Lo dia agli altri, mi porti dei quaderni”. Era un poeta, un cuore buono».
Nei suoi versi il viavai di pellegrini a San Pietro
Gli piaceva osservare i pellegrini che s’affrettavano verso la Basilica, li descriveva nei suoi versi e dava loro indicazioni «come un angelo che indica la via», ha raccontato il cardinale Krajewski nell’omelia: «Non importano i vestiti, i costumi, ma il cuore. Quando il cuore è pulito, tutte le cose che vedi sono pulite. Il cuore diventa i nostri occhi sul mondo. Il nostro José sa tutto questo. Lui non ha più bisogno di confessarsi, non aspetta il frutto del Sinodo, qualche libro per migliorare la vita cristiana. Lui sa tutto, perché ora è vicino a Dio».
Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera Edizione Roma
Pubblicato il 16 Ottobre 2024