Il racconto di 16 anni fa della presidente dell’Unitalsi di Siena
Correva l’anno 2008 e ricordo ancora che mio marito mi propose di fare un viaggio insolito: andare a Lourdes partecipando al pellegrinaggio che la Diocesi aveva organizzato con l’allora Vescovo Antonio Buoncristiani in occasione del 150esimo anniversario dalle apparizioni della Madonna a Bernadette.
Accolsi questa proposta con l’entusiasmo con cui gradisco ogni nuovo viaggio e andai a Lourdes, inconsapevole che quella vacanza avrebbe cambiato molte cose nella mia vita. All’iscrizione trovammo una volontaria dell’Unitalsi che, vista la nostra giovane età, ci propose di vivere l’esperienza del pellegrinaggio come volontari e così facemmo.
Non nascondo che la notte prima della partenza ero un pò agitata, sia perché non sapevo cosa aspettarmi, sia perché l’idea di indossare un uniforme per di più con una veletta per andare a fare la volontaria mi lasciava un pò interdetta, tuttavia, accolsi questa “regola” anche se compresi l’essenza del significato solo in seguito: essere tutti uguali durante il pellegrinaggio vuol dire accettare di spogliarci di noi stessi, delle nostre abitudini, delle nostre comodità, delle nostre esigenze, per metterci almeno in quei quattro giorni a servizio del prossimo e renderci come il Signore ci vede, tutti fratelli ugualmente preziosi ai suoi occhi.
Ricordo che la giovane volontaria che assolse gli adempimenti dell’iscrizione, e che oggi è diventata una mia carissima amica, mi accompagnò a vivere lo spirito di servizio come una mamma prende per mano il suo bambino per fargli vivere in pienezza una nuova importante esperienza. Arrivati a Lourdes mi consigliò di non dimenticare mai il sorriso e la gentilezza e mi invitò a prendermi cura di una esile signora in carrozzina affinché io, totalmente inesperta di tutto, potessi limitarmi ad accompagnarla laddove avesse voluto, ossia limitarmi a fare con amore quanto nelle mie possibilità. Mi attenni a quei preziosi consigli e già nel primo pomeriggio di pellegrinaggio la signora in carrozzina, esperta del Santuario come casa sua e con in volto stampato l’entusiasmo di chi si adopera per andare a salutare una persona amata, mi guidò fino alla Grotta ai piedi della Bella Signora. Ricordo ancora che attraversai l’esplanade meravigliata sì dalla bellezza del luogo, ma ancor di più della pace che subito mi colpì già all attraversamento del grande cancello che delimita l’ingresso del Santuario.
Non avrei mai creduto di vivere quel senso di pace, di cui in fondo non avevo nemmeno bisogno, ma l’aria che respiravo, e che inspiegabilmente si rinnova ogni volta, mi riempiva il cuore di familiarità e di amore, ogni persona che trovavo mi sorrideva, per ogni piccolo e insignificante gesto ricevevo un immenso e autentico grazie, insomma, ogni giorno che trascorrevo in quel posto era caratterizzato dal ricevere qualcosa che superava la stanchezza delle poche ore di sonno che scandiscono il ritmo di un volontario. Quell’esperienza è stata un insegnamento di vita che mi ha portato a capire come ogni giorno, in ogni luogo, nei confronti di chiunque possiamo farci prossimo anche solo rispettando la sensibilità di chi abbiamo di fronte, partendo dall’autenticità di un sorriso, sforzandoci di guardare oltre l’apparenza perché in fondo ognuno può avere nell’anima una fragilità di cui con tenerezza possiamo prenderci cura.
Quella esile signora aveva una dignità, una storia, una sensibilità da cui compresi quanto la vita, ogni vita sia veramente preziosa, e quanto un semplice gesto gratuito può essere espressione di carità se fatto con amore. Sono passati 16 anni da quel 2008 e oggi il mio fare servizio ha un sapore diverso: per l’incarico che ricopro mi occupo della parte organizzativa del pellegrinaggio, con un contatto più limitato con le persone e per questo a volte meno gratificante.
Avere cura delle iscrizioni, del luogo di partenza dei pullman, degli elenchi dei partecipanti, dei conti, di altri bizzarri dettagli e trovare il sorriso in ogni contesto affinché il viaggio di ognuno venga ricordato da tutti come esperienza di fede e di accoglienza non è sempre facile, a volte manca la giusta dose di pazienza e la stanchezza può prendere il sopravvento, ma è li che attingo alle parole con cui Don Salvatore Sacchitella, a quel tempo assistente spirituale dell’Unitalsi di Siena, mi convinse ad accettare questo servizio: “Chiarina”, mi disse, ” se ti è stato chiesto di fare la presidente non puoi dire no, ci vuole qualcuno che si occupi delle cose di Maria”, e alla mia perplessità legata al senso di inadeguatezza replicò,”non ti preoccupare, fidati dello Spirito Santo e vedrai che la Provvidenza farà sempre la Sua parte”, tanta roba pensai, ma in fondo aveva ragione.
La Madonna a Bernadette il 2 marzo del 1858 rivolse l’invito di “andare a dire ai sacerdoti che si costruisca qui una cappella e che si venga qui in processione” e allora, ecco che spendere un pò di tempo per organizzare il pellegrinaggio acquista significato, e di ogni imprevisto che dire, che sia una piccola offerta ad Aquerò!
Siena – Colle Val d’Elsa-Montalcino – di Chiara Fedolfi, Presidente Unitalsi Siena
Pubblicato il 19 Aprile 2024