Tra i 400 pellegrini da poco rientrati a casa anche alcuni ragazzi e ragazze. Il Vescovo: « Siamo tutti assetati di speranza, solo Gesù è la fonte che disseta.
Cinque giorni che resteranno nel cuore di tanti. Sono quelli vissuti a Lourdes dal 23 al 27 maggio. Il treno bianco, partito nella mattinata del 22 maggio dalla stazione di Vicenza con circa 250 pellegrini tra malati, accompagnatori e personale sanitario, ha fatto ritorno nel capoluogo berico mercoledì scorso. 25 ore di viaggio all andata e altrettante al ritorno, un “viaggio della speranza” verrebbe da dire, espressione resa ancora più vera dal tema di questo 61mo pellegrinaggio diocesano dell’Unitalsi, intitolato, in sintonia con il Giubileo, Con Maria, pellegrini di Speranza. Oltre a loro, altri 150 i vicentini giunti a Lourdes negli stessi giorni in aereo, per vivere un esperienza prima di tutto del cuore, insieme anche a tanti altri fedeli del Triveneto.
Tra i pellegrini che hanno viaggiato in treno anche il vescovo Giuliano, per il quale il viaggio a Lourdes si è un appuntamento che si rinnova anno dopo anno. A lui è toccato presiedere il 25maggio la Messa Internazionale, la celebrazione eucarsitica in diverse lingue che ogni domenica alle 9.30 si tiene nella grande Basilica San Pio X con la partecipazione di migliaia di pellegrini da ogni parte del mondo. Nella sua omelia, ilVescovo ha descritto quella “sete di speranza” che abita il cuore dell’uomo, soprattutto da chi è provato dalla malattia e ha ricordato come “solo dal cuore di Gesù scaturisca quell’acqua viva in grado di placare la nostra sete”. Commentando il Vangelo del giorno, gnotto ha poi parlato poi dell’azione dello Spirito Santo che sempre si rinnova nella storia della Chiesa: “Gesù risorto si è chinato sulla Chiesa di oggi e mediante il suo Spirito ci ha fatto dono di un nuovo successore di Pietro: papa Leone XIV che si è presentato come servitore della nostra fede e della nostra gioia con il desiderio di raggiungere tutti”. Colpisce tra i quattrocento pellegrini vicentini la presenza dei giovani, sia tra il personale sanitario, che tra i malati e i volontari.
Ragazzi e ragazze che, forse prima di quanto sarebbe giusto, hanno sperimentato sulla propria pelle o all’interno della propria famiglia, l’esperienza dolorosa della malattia, ma che proprio per questo sono maturati prima, trovando forza, determinazione, speranza e coraggio. Tra loro c è Aurora, 16 anni di Zimella. A Lourdes è andata la prima volta nel 2019, a soli 11 anni. Da allora ci viene ogni anno con la nonna e la mamma che soffre di una malattia rara: «Partecipo non solo per essere vicinaa mia mamma che sogno di assistenza continua, ma anche per il clima che qui si respira. Tutti con spontaneità sono pronti a darsi una mano, ad essere di aiuto. E anche io cerco di farlo». Per Gioele, 15 anni di Schio, è invece una prima volta. Da qualche tempo il ragazzo ha iniziato a fare volontariato con la Croce Rossa. Gioele ha perso il papà quando era molto piccolo. La mamma è infermiera. «Sono voluto andare aLourdes perché volevo mettermi in gioco a servizio degli altri e credo di aver fatto un ottima scelta. Non c è tempo a Lourdes per stare a guardare, ognuno è chiamato ad agire per il bene degli altri. E poi sono cristiano e questo luogo è una portante per il cammino spirituale personale». Anche Letizia Maria ha 16 anni e parla delle motivazioni spirituali che l’anno spinta ad andare a Lourdes: «Stavo trascurando la dimensione di fede e venire qui mi ha aiutato a ritrovarla e a sentirmi parte di qualcosa di più grande».
Le giornate di Gioele eLetizia Maria a Lourdes sono state davvero intense, con sveglia prima delle 6 del mattino e poi durante il giorno tutta una serie di servizi per le persone malate o disabili. Anche tra queste ultime c erano molti giovani. Come Giada, 28 anni di Brogliano, per la prima volta a Lourdes grazie all invito di un amica: «A Lourdes tutto viene più spontaneo e sereno. C è un clima bello che facilita la comunicazione tra malati e persone sane, ci si prende cura reciprocamente, in clima di vero ascolto». Il momento più bello? «La processione au flambeaux sabato sera nella grande esplanade. Fisicamente è stato un momento impegnativo per me, ma davvero emozionante». Maita invece, 39 anni di Brendola, viene a Lourdes da quando di anni ne aveva 14. Abitualmente si muove in carrozzina.
In treno si affida alle cure dei barellieri Unitalsi.«Torno a Lourdes ogni anno -racconta – perché voglio bene alla Madonna e qui trovo tante persone che conosco e che mi aiutano. Davanti alla grotta prego di poter camminare da sola e mi sento bene». Chiara, 34 anni di Schio, quest anno è tornata invece a Lourdes come infermiera professionale. Ci era venuta nel 2018 con la nonna e il pellegrinaggio le era rimasto dentro. «Vivere il viaggio da infermiera è molto diverso, hai dei turni precisi, ma alla fine senti che sei sempre a servizio dei malati e delle persone più fragili che sono qui: è stato molto bello!» Lourdes ancora una volta si è rivelata una scuola di fede, di vita, di umanità. Ha collaborato Walter Trotto
di Alessio Graziani, La Voce dei Berici
Pubblicato il 3 Giugno 2025