Unitalsi di Roma porta Lourdes a Rebibbia, il messaggio di speranza di Maria anche in carcere

Non solo parrocchie e ospedali, ma anche il carcere è stato tra le tappe del lungo pellegrinaggio di 4 mesi, iniziato a settembre, attraverso la diocesi di Roma, che sta facendo una reliquia di Santa Bernadette Soubirous, la veggente di Lourdes, accompagnata da un frammento della Grotta di Massabielle e da una statua della Madonna. L’iniziativa è dell’Unitalsi Roma.

Portare il messaggio di Lourdes anche a chi non può andarci fisicamente: è stata questa la scintilla che ha acceso il fuoco di questo pellegrinaggio romano voluto e ideato dall’Unitalsi – l’Unione italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali – che in occasione del Giubileo della spiritualità mariana ha fatto tappa anche nell’istituto di pena di Rebibbia, dove si è fermato tre giorni e dove la popolazione carceraria ha potuto partecipare alla liturgia penitenziale, al Rosario, all’Adorazione eucaristica e a momenti sia di preghiera comunitaria, come la Messa, sia personale.

“Volevamo comunicare che dal messaggio della Madonna di Lourdes nessuno è escluso – spiega ai media vaticani Guglielmo Nardulli, del Consiglio di presidenza della sottosezione Roma dell’Unitalsi – il carcere è un luogo di grande umanità dove con fatica si imparano il desiderio di riscatto e di perdono”.

Il carcere come parte del territorio
Nell’organizzare un pellegrinaggio all’interno del territorio di Roma, l’Unitalsi non poteva trascurare il carcere: “Portando le reliquie a Rebibbia volevamo dire ai detenuti: noi vi vediamo, siete con noi, siete parte della Chiesa – prosegue Nardulli –, il messaggio di speranza di Lourdes insegna che la Grazia di Dio arriva ovunque”. Un’esperienza molto diversa da quelle che l’Unitalsi fa normalmente, ma con un punto in comune che unisce ammalati e ristretti: “I detenuti sono persone che hanno ferite molto profonde, ma anche un forte desiderio di rinascita – racconta ancora l’associato – l’incontro con loro è stato ricco di momenti molto toccanti”.

La catechesi su Maria Madre della Speranza
Fra i doni che gli ospiti di Rebibbia hanno ricevuto in quei tre giorni, anche una catechesi a cura del cardinale Baldassarre Reina, vicario della diocesi di Roma, sul tema “Maria, Madre della Speranza”, più che mai adatta all’Anno Santo in corso: “La Madonna ci insegna che la speranza è più forte di qualsiasi chiusura, non solo fisica – continua Nardulli –. I detenuti hanno partecipato in modo intenso, si sentivano un rispetto e un coinvolgimento sinceri, profondi, non solo di facciata, ho visto tanti occhi lucidi. Le reliquie sono segni concreti, visibili, che vengono in mezzo a noi: Santa Bernadette è diventata una loro amica e l’hanno accolta in un clima di grande ascolto e riconciliazione”.

L’esperienza della guarigione in carcere
L’Unitalsi è quotidianamente immersa nelle guarigioni del corpo, ma come si può guarire l’anima di chi vive in condizioni di privazione della libertà personale? “La guarigione dell’anima e del cuore sono le vere guarigioni. Santa Bernadette non guariva le persone, ma indicava la sorgente dell’acqua che guariva, indicava una via di perdono e speranza – conclude Nardulli –. La Grazia arriva anche dove sembra impossibile, anche in carcere. La fede fiorisce nei luoghi più chiusi, la luce può filtrare. Anche qui il Vangelo diventa vita e il messaggio di Lourdes continua a parlare”.

di Roberta Barbi, VaticanNews.it


Pubblicato il 27 Ottobre 2025