Unitalsi di Bergamo: “A Lourdes coi malati, l’ascolto reciproco attiva un energia”

Con l’ Unitalsi 175 partecipanti al pellegrinaggio a Lourdes. Anche un gruppo di giovani volontari da Tavernola. “Una dimensione di accoglienza che scioglie tanti nodi”

L’Unitalsi di Bergamo ha portato a Lourdes, partecipando al pellegrinaggio lombardo dal 29 maggio al 4 giugno, 175 persone, delle quali 40 malati (35 con accompagnatore), 40 volontari Unitalsi e 10 giovanissimi volontari di Tavernola. Dodici i medici e altrettanti i sacerdoti. I pellegrini lombardi, in tutto 567, hanno viaggiato in pullman o volato da Orio e Malpensa. Con loro anche il presidente di Unitalsi Lombarda, Luciano Pivetti e l’assistente regionale don Luigi Re Cecconi. Per l’Unitalsi bergamasca era presente il presidente Ezio Limonta con la responsabile delle volontarie Cristina Sorosina e l’assistente ecclesiastico don Alberto Monaci.


Per alcuni è stato il primo pellegrinaggio, ma per molti l’appuntamento con Lourdes è ripetuto nel tempo. Vale soprattutto per i volontari e le volontarie che nell’impegno a fianco dei malati trovano un valore umano e un modo concreto di vivere la propria fede. I volontari, chiamati barellieri perché un tempo i malati allettati erano numerosi, mentre ora prevalgono le carrozzelle, sono addetti soprattutto ad assicurare la mobilità dei malati dentro e fuori il perimetro del santuario, mentre le volontarie, chiamate «sorelle», insieme ai colleghi con esperienza sanitaria o infermieristica, sicurano l’assistenza per la cura personale, la somministrazione dei farmaci, il collegamento con i medici di turno. Accanto agli adulti, il gruppo degli adolescenti di Tavernola, guidati da Luisa Balducchi e Renato Zanni, con il capogruppo Unitalsi Mario Bettoni, ha portato una nota di freschezza e entusiasmo.

Per i quindicenni Vanessa, Rachele, Elisa, Matias è stata la prima volta, per Rosanna, Chiara, Alessia, Diego, Luca, Marta un ritorno. Il santuario di Lourdes attira pellegrini dal 1858, quando alla quattordicenne Bernadette Soubirous apparve, nella grotta di Massabielle – una cucchiaiata nella parete verso il fiume della collina sulla quale è costruito il paese – una «petito demiselo» , una piccola migella, una ragazza, con la quale intrattiene colloqui per 18 volte parlando nel dialetto dei Pirenei, e che a un certo punto le rivela di essere l’Immacolata Concezione. Bernadette parlerà sempre di una ragazza, mai di una signora, e dirà allo scultore della statua che diventerà il simbolo di Lourdes che l aveva scolpita troppo adulta.

Lunga e difficile è la via per la quale, giustamente, la Chiesa arriverà a definire vere, cioè non ingannevoli e non altrimenti spiegabili, le apparizioni. Subito accorrono i malati e questa resta ancora oggi la caratteristica del santuario: tutto è organizzato in funzione loro. I percorsi, gli accessi, le funzioni, le liturgie che sono tradizionali, sicure e piane, in molte lingue e con il collante del latino, lingua ancora universale della Chiesa che prega. E poi il rosario davanti alla grotta, comprensibile a tutti. A Lourdes, grazie soprattutto ai volontari che arrivano da ogni parte del mondo, i castigati dalla vita sono al centro dell’attenzione e questa dimensione di accoglienza e di ascolto scioglie tanti nodi, ridà coraggio e accompagna la preghiera, la richiesta di una grazia, la speranza di un miracolo per sé o per altri. Ma l’aiuto funziona anche all’inverso, dai malati ai sani, perché l ascolto reciproco mette in moto energie, produce speranza e a volte risolve problemi. Dal 1858 sono 72 i miracoli riconosciuti (il più recente è del 16 aprile 2025 e riguarda l’italiana Antonietta Raco, guarita il 31 luglio 2009 di Sclerosi laterale primaria) che vengono definiti tali dopo attento vaglio di diverse commissioni internazionali di medici di diverse convinzioni anche religiose.

Sono circa 6 milioni i pellegrini che ogni anno visitano Lourdes, pregano alla grotta e bevono l’acqua della sorgente ritrovata da Bernadette. Dalla pandemia di Covid sono stati sospesi i bagni, sostituiti da un abluzione delle mani e del viso. Nel corso del tempo la tipologia di malati è cambiata e che il trasporto, che non avviene quasi più con i treni (ricordati da molti con nostalgia) sostituiti da più veloci pullman e aerei. I pellegrini asiatici rappresentano ormai il 4% del totale, mentre la popolazione europea invecchia.

Il santuario, che ha il suo fulcro nella grotta, è un insieme di chiese, spazi verdi, cammini e spianate costruiti di qua e di là del fiume Gave de Pau. Si incontrano anche famiglie, bambini, gruppi di giovani di diverse nazionalità. È possibile fare volontariato a Lourdes in diverse forme: come anno di servizio civile (per gli italiani attraverso Unitalsi), contattando direttamente  oppure come esperienza di gruppo (attraverso i Foulards Blancs scout o gli oratori).

Il gruppo di Tavernola, per esempio, nasce da un intuizione dell’Unitalsi locale che, dopo un percorso condiviso in parrocchia con i ragazzi, offre la possibilità a chi lo desideri di partecipare al pellegrinaggio. «In questo modo – spiega l accompagnatrice Luisa Balducchi – la proposta è capita, esiste già un rapporto di fiducia, una storia di momenti condivisi. Una proposta improvvisa non sarebbe accolta». Dare e ricevere speranza è la missione di Lourdes, è questa l’acqua viva che i pellegrini riportano davvero a casa.

di Susanna Pesenti, L’Eco di Bergamo


Pubblicato il 11 Giugno 2025