Il 72enne di Corridonia svolge questo genere di volontariato dal 1995. “Sono persone serene nonostante la sofferenza.
A Lourdes ti colpisce il silenzio”.
“Costantino Rozzi? Una persona speciale. E poi i calciatori, ricordo per esempio Giovanni Galli e Roberto Donadoni, salutare ciascun ragazzo in carrozzina che avevamo portato ad Ascoli e sistemato su una pedana quasi a bordo campo”.
Il 72enne Bruno Grassetti di Corridonia, vice presidente della sottosezione Unitalsi di Macerata a cui ha aderito nel 1995, racconta alcuni episodi di quando ha accompagnato le persone in carrozzina ai concerti, alle partite di calcio, a Lourdes e a Loreto in occasione del pellegrinaggio. “Il primo live – aggiunge – a cui ho accompagnato i ragazzi è stato quello di Pierangelo Bertoli, per queste persone erano momenti speciali. Qualche volta hanno scattato foto e hanno parlato con gli artisti, penso a Vecchioni, Masini, De André, Morandi”.
Grassetti, lei come è entrato in contatto con l’Unitalsi?
“Ho iniziato a fare volontariato al Santo Stefano. Nel 1994 mia madre è finita in carrozzina, l’anno successivo con lei ed altre persone siamo andati a Lourdes con il treno bianco. Da lì è iniziato tutto e sono diventato socio”.
Cosa l’ha colpita del suo primo viaggio a Lourdes avvenuto nel 1995?
“Il silenzio. A Lourdes c’è un perimetro recintato che comprende la basilica sotterranea, una volta varcati i cancelli c’è il silenzio, la gente cammina o verso la grotta o verso la basilica e prega”.
Cosa le viene in mente pensando alle persone viste a Lourdes?
“La serenità sui loro volti, sui visi di chi magari non riesce ad alzare nemmeno un braccio mentre noi ci lamentiamo sempre di tutto”.
C’è stato tanto da fare per voi volontari nel suo primo viaggio?
“Io – ricorda Grassetti che ha lavorato per 40 anni alla Sofarma – e il vigile urbano Bruno Luciani smontavamo dal turno e subito eravamo chiamati da un’altra parte per essere d’aiuto. In quella settimana avremo dormito due ore a notte, il resto lo abbiamo speso per chi aveva bisogno”.
Quanti pellegrinaggi ha fatto per Lourdes?
“Ventiquattro con il treno bianco. La preparazione richiede una nottata di lavori per essere pronti alla partenza facendo sì che ogni persona si potesse trovare nel migliore dei modi”.
È sempre filato tutto liscio oppure ci sono stati degli inconvenienti?
“Una volta ci sono state difficoltà con la cucina e abbiamo avuto quasi 1.200 persone senza pranzo. Il maceratese Gianni Ornelli è stato grandioso, si è subito attivato e alla stazione di Rimini ha fatto trovare 2.500 tramezzini”.
Ha mai assistito a miracoli?
“No, ma tante volte a quelli spirituali”.
Spirituali? In che senso?
“Di gente che aveva difficoltà a entrare in chiesa a riprendere un dialogo con la cristianità”.
Poi come Unitalsi prestate la vostra attenzione al pellegrinaggio Macerata-Loreto.
“Certo. Si prenota da noi chi vuole camminare davanti con la carrozzina e noi troviamo chi la spinge”.
Ci sono storie che l’hanno colpita?
“Una ragazza milanese aveva un tumore e voleva partecipare al pellegrinaggio prima di iniziare la chemio. Le avevamo messo a disposizione una carrozzina che ha utilizzato solo per l’ultima salita spinta dai volontari. Mi è rimasta impressa la gioia di questa giovane. Ora, che è morta dopo la pandemia, la madre viene da anni al pellegrinaggio”.
Ne ha un’altra?
“Lui, che si muove con la carrozzina, e la moglie decidono di venire con il passeggino dove c’è la figlia nata un anno prima. Si è fatto tutto il cammino da solo, spingendo con le braccia la carrozzina, e la moglie il passeggino. Ce l’hanno fatta vincendo la fatica”.
Ha dovuto fare fronte a delle emergenze?
“Certo. il Primo maggio usciamo con 30 ospiti del Santo Stefano, ma si presentano in 60. Non sapevo cosa fare quando all’improvviso ricevo la telefonata dell’autista del pullman dell’Unitalsi che mi chiede se ci fosse qualcosa da fare essendo libero. Ancora una volta mi viene in soccorso la Divina provvidenza”.
Lorenzo Monachesi Il Resto del Carlino – Edizione di Fermo
Pubblicato il 15 Aprile 2024