Vivere il Giubileo «insieme a chi è fragile, a chi cammina a fatica, a chi resta indietro, a chi ha bisogno di braccia che lo sorreggano». È la scelta di Elena De Silvestri, insegnante in pensione, partita da Milano in direzione Roma per partecipare al pellegrinaggio dell’Unitalsi Lombardia che ha avuto luogo nei giorni scorsi.
Otto i bus — tre dei quali barellati —, tre i pulmini attrezzati dall’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali per garantire ogni comfort ai circa 40 disabili in carrozzina che si sommavano a oltre 350 altri partecipanti, per arrivare, con i volontari, a 400 persone in tutto, provenienti dalle 14 sottosezioni associative presenti nella regione lombarda. Nell’Urbe i fedeli hanno camminato lungo via della Conciliazione, attraversato la Porta Santa di San Pietro e partecipato alla messa presieduta all’altare della Cattedra dall’arcivescovo cremasco Giovanni Cesare Pagazzi il 27 marzo, alla vigilia della nomina ad archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, dopo essere stato segretario del Dicastero per la Cultura e l’educazione. Nelle giornate romane, prosegue Elena, «il desiderio personale di conversione si è unito all’impegno del servizio», maturando «nella gioia del camminare insieme: che emozione – ricorda – attraversare la Porta Santa sottobraccio a due giovani unitalsiani, sentivo che stavo abbracciando un futuro di bene».
La presenza di molti giovani, il loro bisogno di testimoniare, ha colpito Giancarlo Pelosi, originario di Bollate, giunto a Roma con la moglie Rosamaria per «condividere un’esperienza di fede»: un Giubileo, spiega, è «sicuramente un momento forte nella vita di ogni cristiano e personalmente lo identifico con un’occasione di ringraziamento e sprone a continuare il mio cammino di credente impegnato nell’associazione».
Da dieci anni in Unitalsi ma in pellegrinaggio per la prima volta come assistente regionale, don Luigi Re Cecconi riferisce: «Ho visto persone adulte prendere ferie e pagarsi il viaggio per andare a prendersi cura di altri; ho osservato mamme e papà anziani, coppie di sposi in alcuni casi, dedicarsi con dolcezza e fatica a malati, disabili, persone con disturbi mentali; ho conosciuto medici — continua — che fanno del viaggio una possibilità per donarsi senza riserve, vivendo a pieno la vocazione cristiana alla cura del prossimo, come Cristo che guariva i malati in ogni luogo e tempo, non solo in ambulatorio o su appuntamento. Ho visto ammalati sorridere perché qualcuno tra i volontari trovava il tempo per chiacchierare con loro e ascoltarli». Don Luigi si è sentito «circondato da diaconi nel senso più originario, quello del servizio alla Chiesa che permetteva agli apostoli di annunciare il Vangelo».
In un ambiente così, aggiunge, capisci che «solo donando tempo e sé stessi gli occhi si aprono alla bellezza» e la «creazione sofferente» può rifiorire, permettendo di «cogliere la speranza, l’anima di questo Giubileo». Che in fondo invita a «sperare contro ogni speranza», come Abramo. Anche quando «il mondo pare brutto, schiacciato da guerre, povertà, malattia e ideologie», è possibile sperare «nella bellezza e nell’amore».
La stessa fiducia risuona nelle parole di Luciano Pivetti, presidente regionale dell’associazione: «Nella speranza riponiamo le nostre fragilità, ma essa resta baluardo imprescindibile della nostra fede». Anche Silvana Terzi, della provincia di Varese, considera il pellegrinaggio una circostanza che «aggiunge valore alla vita». Specie «in un momento così delicato, difficile e incerto della società mondiale, di smarrimento collettivo. Sentivo la necessità di unirmi a una preghiera corale per sostenere e invocare la pace, abbandonando i banali egoismi quotidiani», chiarisce. In tale contesto, la speranza diventa «uno dei fondamenti su cui si basa il cristianesimo. È ciò che deve animarci, un fuoco interiore di cui dobbiamo essere gelosamente custodi, una responsabilità — conclude — che sento soprattutto come donna, madre e nonna».
Prima di rientrare in Lombardia, i pellegrini hanno fatto tappa a Bolsena, città del miracolo eucaristico.
di Lorena Leonardi, Osservatore Romano.it
Pubblicato il 7 Aprile 2025