I volontari della diocesi nel pellegrinaggio organizzato dall’Unitalsi Toscana dal 14 al 19 luglio hanno assistito con dedizione i pellegrini in ogni momento, dalle cure quotidiane alle celebrazioni, vivendo un esperienza di servizio e preghiera. Nonostante la fatica, lo spirito gioioso e la condivisione hanno reso il pellegrinaggio un occasione di crescita spirituale e umana.
Anche un piccolo gruppo di persone della nostra diocesi ha partecipato al pellegrinaggio a Lourdes organizzato da Unitalsi Toscana, che si è svolto dal 14 al 19 luglio: il ritrovo era fissato per le 18,30 a San Miniato per unirsi ad altri volontari, malati, disabili e pellegrini provenienti da tante località toscane. Il viaggio in pullman, durato circa 14 ore, ha dato l’opportunità di iniziare le prime relazioni di amicizia e collaborazione: non è facile stare seduti per così tanto tempo, soprattutto di notte, ma tutto è reso sopportabile dal desiderio di mettersi al servizio degli altri e di vivere intensi momenti di spiritualità a Lourdes; inoltre si condivide questa situazione di disagio con persone che già ogni giorno devono affrontare difficoltà e limitazioni, per questo tutto è affrontato con il sorriso e senza lamentele. Appena arrivati al Salus, la struttura che ospita i malati, è iniziato il servizio per i volontari presenti, che hanno condiviso il turno, vivendo così a stretto contatto ogni momento: hanno aiutato le persone a sistemarsi in camera, a lavarsi e cambiarsi per poi recarsi al piano del self service per il pranzo; lì sono stati sostituiti nel servizio da altri volontari, tra i quali due sorelle A delle Suore Terziarie Francescane Regolari di Montecatini Alto, che erano alla loro prima esperienza sia nell’Unitalsi che a Lourdes.
Insieme, a fine pranzo, è stato festeggiato Marco per i suoi 61 anni: i volontari avevano preparato torta e candeline, per una sorpresa davvero riuscita, sia per lui che per i suoi familiari a casa. Nei giorni successivi e per tutta la durata del pellegrinaggio i volontari, che in questa associazione vengono chiamati barellieri e dame, hanno accompagnato malati e disabili alle varie celebrazioni e cercato di soddisfare ogni loro esigenza, anche quella di fare passeggiate, chiacchierare e divertirsi, comprare souvenir e piccoli oggetti sacri da riportare ad amici e familiari: sono nate nuove amicizie e si sono rinsaldate quelle vecchie, in uno spirito di collaborazione davvero molto bello. La presenza di un bel gruppo di giovani ha contribuito a creare un clima gioioso e leggero : tuttavia, si sono dimostrati davvero molto bravi ed affidabili nella gestione del servizio, in ogni suo momento. Al mattino presto si provvede a svegliare le persone e ad aiutarle a lavarsi, vestirsi e prepararsi per la colazione: sono ancora i volontari a sistemare le camere rifacendo i letti e pulendo i bagni, per poi accompagnare malati e disabili in processione alle varie celebrazioni. Chi sceglie di vivere questa esperienza come dama e barelliere si rende subito conto che non ci sono molti spazi personali: a fatica si ritaglia un po di tempo per stare davanti alla grotta di Massabielle in preghiera, ma forse i migliori momenti di preghiera sono quelli condivisi con le persone a cui si fa servizio. La sera, con piedi e gambe stanche per aver fatto chilometri a piedi tutto il giorno, chi è in turno provvede ad aiutare i malati e i disabili per andare a dormire: non verranno lasciati soli neanche la notte, per cui c è sempre una dama e un barelliere che rimangono in reparto per qualsiasi problematica possa emergere. Quando si risale sul pullman per il viaggio di ritorno sembra a tutti di conoscersi da sempre: il tempo è volato, ma le giornate sono state così intense da sembrare lunghissime. La preghiera continua anche viaggiando, soprattutto per ringraziare di quanto si è ricevuto: naturalmente, ciò che si riporta nel cuore è molto di più di quello che ci è sembrato di regalare agli altri. Con le cose che opera Dio, infatti, i conti non tornano mai!
Nei giorni dal 14 al 19 luglio alcuni volontari e pellegrini della nostra diocesi hanno partecipato al pellegrinaggio a Lourdes organizzato da UNITALSI Toscana.
Sono stati quattro giorni intensi vissuti nel santuario che hanno donato a tutti i partecipanti preziose occasioni per un percorso spirituale personale e comunitario. Per i barellieri e le dame è stato importante il servizio verso i fratelli disabili che con la fatica porta sempre anche la bellezza della relazione e tanta ricchezza. Erano ben cinque i sacerdoti presenti, assistenti spirituali delle sottosezioni della Toscana: Don Antonio Lari, don Fabiano Fabiani, don Andrea Coppini, Don Mario Gianni e don Francesco Catelani. Il primo giorno è iniziato con il rito della riconciliazione e la messa di apertura.
La riconciliazione ha offerto l’opportunità di ricominciare con rinnovata spinta, sicuri del perdono di Gesù. Ancorati a Lui, sostenuti dalla fede e dalla carità, in linea con il motto UNITALSI di quest anno: “Con Maria Pellegrini di Speranza”. Nella Messa di inizio pellegrinaggio, don Fabiano Fabiani ha ricordato le parole di N Paolo: “voi siete edificio di Dio”. Don Fabiano ha sottolineato che l onore riservato all altare e al tabernacolo dovrebbe essere esteso anche ai nostri fratelli e al nostro corpo, in quanto anch essi legati al corpo di Cristo. Il secondo giorno, la Messa internazionale nella basilica San Pio X è stata un momento emozionante, con pellegrini di ogni nazionalità. L’Arcivescovo di Bordeaux, nella sua omelia, ha evidenziato la forza di Maria come speranza in Gesù. Ci ha esortato a non scoraggiarci e a portare le nostre difficoltà – malattia, sofferenza, disabilità – nella “grotta” del nostro cuore, meditandole e ascoltando Maria che, come a Cana, ci dice: “fate quello che vi dirà”. «Sì, oggi, come ieri, -ha concluso l arcivescovo -contempliamo la Madonna, madre della speranza, ricordiamo le belle parole del poeta Paul Claudel: “Non ho nulla da offrire, né nulla da chiedere, vengo solo, Madre, a guardarti, a non dire nulla, a guardare il tuo volto, semplicemente perché sei lì per sempre, perché sei bella, perché sei immacolata, semplicemente perché sei Maria, semplicemente perché esisti, Madre di Gesù Cristo, sia ringraziata. Amen.”».
La sera, un momento toccante è stata la processione aux flambeaux, durante la quale migliaia di partecipanti, tanti bambini, hanno recitato il rosario. La preghiera è stata guidata in diverse lingue (francese, inglese, italiano, olandese, ucraino, tedesco). Giovedì 17 luglio alla messa del pellegrino Don Andrea Coppini, ha concluso la sua omelia citando l’espressione dell allora cardinale Prevost: ” Nella Chiesa ci sono ancora molti praticanti, ma pochi cristiani.” ed ha concluso: «Ci aiuti l esempio di santa Bernadette a dire il nostro sì, ad essere non tanto cristiani soltanto perché pratichiamo la vita della Chiesa, ma perché viviamo la nostra fede in pieno». Altri momenti molto intensi sono stati vissuti nel passaggio nella grotta e nella recita del rosario davanti al luogo dove Maria apparve a Bernadette, la preghiera e meditazione nella via crucis e il gesto dell acqua dedicato soprattutto alle persone disabili. Nell omelia della messa celebrata l ultimo giorno alla grotta, don Andrea ha esortato a portare a casa l attenzione compassionevole di Maria, come quella che ha avuto a Cana. Ha sottolineato che questo sguardo può trasformare la nostra vita e quella di chi ci circonda. Osservando le necessità nelle situazioni in cui ci troviamo a vivere con tale passione, le nostre giornate diventeranno un espressione del volto invisibile di Dio, reso visibile tramite la Chiesa e noi stessi.
di Lisa Masini, La Voce di Valdinievole
Pubblicato il 24 Luglio 2025