L’artista che ‘ritrasse’ l’Immacolata

Joseph Fabisch, artista e scultore religioso esperto che diede una forma universale alla Vergine

“Ho visto una signora vestita di bianco…”. Fu così che una Bernadette, inconsapevole, certo, ma allo stesso tempo anche turbata e in cerca di risposte e conferme, descrisse l incontro in quel giovedì di febbraio del 1858. E mentre lievitavano curiosità, dubbi ed attese in una Lourdes divisa fra convinti ed increduli, in ciascuno si delineava il possibile profilo della Bianca Signora. Già, la necessità umana di dare forma, dimensione e nome alle cose che si incontrano, non può essere mancata in un occasione tanto eccezionale. Ci vorrà un po’ di tempo prima che “Aquero” dica il suo nome, segnando un punto a favore di Bernadette e dei convinti; “Sono l’Immacolata Concezione” dirà più tardi, dopo aver restituito, non senza un sorriso che piace immaginare divertito, il foglio sul quale le era stato chiesto di scrivere il suo nome… Intanto la descrizione dell’aspetto fisico trasmetteva un immagine ancora sfumata e, crediamolo pure, ciascuno la tratteggiava a gusto e idea sua. Come era possibile quindi, vero o falso che fosse il messaggio che la ragazzina consegnava a Peyramale o ad una delle sue compagne alla grotta, non cercare di dare un volto a quella presenza tanto forte quanto sfuggente? Smorzati i toni delle discussioni che davano certezze da un lato e dall’altro ponevano dubbi, Lourdes tutta divenne meta di pellegrinaggi.

In particolare, nella nicchia in cui si poteva supporre fosse apparsa la Madonna, per iniziativa popolare era stata collocata una Vergine di gesso che, forse, rappresentava una sintesi dei mille volti e aspetti, tale che ciascuno, raccolto in preghiera, poteva vederla come anche il cuore la vedeva. E qui la storia s incanala, fra il settembre 1863 e l’aprile 1864, su una strada in cui devozione ed arte si uniscono e confondono fino a restituire un immagine della Vergine tracciata dalla descrizione della piccola Soubirous. L’autorevole mano incaricata di dare forma “universale”a Maria fu quella di Joseph Fabisch, artista esperto e riconosciuto per la sua reputazione di «scultore religioso» ed apprezzato fra il clero. Sull’altro fronte, a Bernadette toccava il compito di fornire il “modello”da riprodurre. I biografi riportano che non fu cosa facile cavare da Bernadette un “identikit”, come diremmo oggi, che traducesse in segni ciò che invece passava più dal cuore che non dagli occhi.

La Madonna le era nell’intimo, le trapassava l’anima e solo con i gesti e lo sguardo poteva scomporre un immagine come se fosse solo terrena. Quando Fabisch sottopose a Bernadette i bozzetti della statua nelle varie fasi del lavoro, s’imbatté in giudizi severi e decisi: statura, postura, pieghe dell’abito e molto ancora vennero via via corretti. Le parole non sanno dire, mentre i gesti che il profondo, laggiù a una spanna dal cuore genera sanno essere ben più loquaci e convincenti: “…Bernadette mi ha mostrato… come la Santa Vergine guardava quando mi diceva -Io sono l’Immacolata Concezione – …Veniva da piangere per l’emozione”. È ancora oggi ci scioglie a mani giunte davanti ad una roccia grigia?

La Voce e Il Tempo, di Silvana Olmo Menato, Unitalsi Torino. Foto Santuario Notre Dame de Lourdes.

 


Pubblicato il 21 Novembre 2024