Isola Capo Rizzuto: pellegrinaggio sulle orme di San Pio

Si è concluso nella tarda serata di ieri il pellegrinaggio “Sulle orme di San Pio”, organizzato dalla Sottosezione Unitalsi di Isola Capo Rizzuto

Dopo tre anni di “fermo” dovuto alla pandemia, l’Unitalsi ha ripreso alla grande le sue attività, prima con il nutrito gruppo di pellegrini e malati che hanno partecipato al Pellegrinaggio Nazionale a Lourdes e poi con l’appuntamento a San Giovanni Rotondo e dintorni, divenuta una delle mete privilegiate dell’Associazione.

Domenica 30 ottobre il bus pieno di pellegrini ha raggiunto Piana Romana, dove il Santo ha ricevuto le stigmate e poi, dopo la S. Messa, la suggestiva cittadina di Pietrelcina, dove, accompagnati dalla bravissima Fausta, abbiamo ripercorso la vita di Padre Pio dall’infanzia all’ordinazione sacerdotale, avvenuta a Benevento nel 1910, fino al 2016, quando Padre Pio venne mandato a S. Giovanni Rotondo dove rimase fino alla morte.

La giornata di lunedì 31 è stata davvero molto intensa: immersi nella Storia del Santo (che non sono le “storie”, leggende…) come ci ripeteva Matteo, eccezionale guida, capace non solo di descrivere con dovizia di particolari anche tecnici e architettonici le Chiese e i luoghi visitati, ma anche di trasmettere l’emozione di una narrazione di fatti reali, da lui stesso vissuti o appresi dal racconto della madre e dei nonni che avevano conosciuto di persona Padre Pio. Così dalla Chiesa Nuova, realizzata dal grande architetto Renzo Piano, ai mosaici di padre Rupnik che introducono il pellegrino alla maestosa Chiesa Inferiore, dove sono esposte le spoglie del Santo, è stato un susseguirsi di descrizioni e racconti, che mettevano a confronto la vita di San Pio con quella del grande Santo di Assisi, facendoci cogliere il messaggio essenziale che Egli ha lasciato e che continua ad attirare a San Giovanni Rotondo folle da tutto il mondo.

Lo esprimo con le stesse parole di Paolo VI impresse su una lapide: “Guardate che fama ha avuto, che clientela mondiale ha adunato intorno a sé…forse perché era un filosofo? Perché era un sapiente?… Perchè diceva la Messa umilmente, confessava dalla mattina alla sera e portava stampate le stimmate di nostro Signore. Era un uomo di preghiera e di sofferenza”. Un messaggio sempre attuale che ci interpella fortemente, in una società dove si inneggia all’egocentrismo, alla massificazione delle idee e dei comportamenti, alla ricerca sfrenata del benessere, questo “frate che prega” e che non si stanca di accogliere e ascoltare ogni persona che lo cerca, che fa della croce il suo vessillo, che offre per amore la sofferenza, spiazza tutti e attira per la grande umiltà e carità, soprattutto i più fragili, in cui vede il Volto di Cristo.

L’oro offerto in voto dai milioni di devoti del frate è stato utilizzato per riempire di una luce quasi soprannaturale il soffitto della Cripta, non in contrasto con la vita del Santo, come tanti vorrebbero far credere, ma per rappresentare la Gloria dei Cieli, riservata ad ogni uomo dalla Misericordia di Dio. E Rupnik sceglie una delle frasi dello stesso San Pio, per invitare il pellegrino a confidare in essa: “Confidate e sperate nei meriti di Gesù e così anche l’umile argilla diverrà oro finissimo da risplendere nella reggia del re dei cieli”. Il pomeriggio è stato dedicato alla visita a Monte Sant’Angelo dove don Francesco Gentile, assistente spirituale dell’Unitalsi di Isola, ha concelebrato e abbiamo partecipato alla S. Messa nella Grotta dell’Arcangelo Michele, luogo dove Dio stesso ha posto la sua consacrazione, e dove senti forte la Sua presenza.

La mattina di Ognissanti è iniziata con la Via Crucis sul monte Castellano dove le fronde degli alberi ci riparavano da una luce solare estiva, facendoci assaporare un’aria di silenzio e di pace, in cui risuonava solo la Parola proclamata alle stazioni, sapientemente commentata da don Francesco. Subito dopo abbiamo concluso con la Messa di tutti i Santi nella Basilica Nuova, gremita di pellegrini, dove il celebrante ha ribadito che l’invito alla santità è per tutti, ognuno nella propria condizione, e che, come diceva Padre Pio, la conversione non può essere rimandata! E’ stata dunque un’esperienza davvero toccante; sembra un sogno essere tornati a viaggiare vicini, a stare insieme con una certa libertà, perché il Pellegrinaggio, al di là di tutto, diventa occasione di comunione, spazio di fraternità in cui nascono e si coltivano amicizie che rimangono per sempre e con Unitalsi, tutto è conciliato dal servizio e dall’attenzione ai malati, alle persone in difficoltà.

Il viaggio di ritorno, dopo una breve sosta al Santuario dell’Incoronata, è stato allietato dai canti e dalla chitarra di Fortunato Stillitano, degli Astiokena, per la prima volta al nostro pellegrinaggio, che ha coinvolto tutti a cimentarsi nei brani preferiti, in allegria e disinvoltura. Infine abbiamo ascoltato le “risonanze” dei pellegrini che hanno voluto condividere un pensiero, un’emozione, un momento di particolare coinvolgimento: tutti hanno evidenziato la bellezza di quanto vissuto, e che, pur essendosi recati altre volte in quei luoghi, per la prima volta sono riusciti a goderne appieno la straordinaria spiritualità.

di Caterina Stillitano, Presidente Sottosezione Unitalsi di Isola Capo Rizzuto

Pubblicato il 9 Novembre 2022