“Fra Noi”, la seconda edizione del festival missionario che unisce fede, cultura e social.
La bella festa a margine del convegno missionario dei Frati Cappuccini delle Marche si trasforma in una festa consapevole per e con tutte le realtà di volontariato del territorio. Per far conoscere meglio il loro operato e la loro missione e per dare un’ulteriore dimensione. Un festival che i Cappuccini delle Marche vorrebbe trasformare in un appuntamento annuale di riferimento per le Marche.
Fulcro dell’iniziativa, Piazza Giacomo Leopardi con i suoi banchetti tematici, conferenze, catechesi e spazi di animazione per i bambini. Al cartellone, venerdì 6 giugno, lo spettacolo teatrale “FRA’ – San Francesco, la superstar del Medioevo“, di e con Giovanni Scifoni. L’attore e drammaturgo, recentemente apprezzato dal grande pubblico nella serie TV “Doc – Nelle tue mani”.
Sabato 7 giugno i giovani potranno incontrare Pietro Morello, operatore umanitario, musicista e influencer con milioni di follower, noto per il suo impegno a favore dei bambini nei contesti più difficili del mondo. Attraverso il suo intervento dal titolo “CulturalMente“, Morello condividerà il valore della missione umanitaria come scelta di vita.
A chiudere il festival, sempre sabato 7 giugno, spazio alla conferenza della psicoterapeuta Stefania Andreoli, il cui intervento “Io sono l’altro: Francesco, Chiara e l’esperienza della parte opposta” promette di offrire uno sguardo profondo sulle tematiche della relazione e dell’accoglienza con ciò che è altro da noi.
Le associazioni coinvolte sono – Villaggio delle Ginestre, Cooperativa Terra e Vita, La ragnatela, Caritas Recanati, Croce Gialla, Omphalos, Centro di aiuto alla vita, Avulss, Unitalsi Recanati, Centro sociale B. Gigli (Ircer), Sermirr e Eumega. Ma ci sono altri posti liberi.
Lo spettacolo
“Fra’-San Francesco, la superstar del Medioevo
Un bel monologo, orchestrato con le laudi medievali e gli strumenti antichi di Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, dove Giovanni Scifoni si interroga sull’enorme potere persuasivo che genera su noi contemporanei la figura pop di Francesco, e percorre la vita del poverello di Assisi e il suo sforzo ossessivo di raccontare il mistero di Dio in ogni forma, fino al logoramento fisico che lo porterà alla morte, dalla predica ai porci fino alla composizione del cantico delle creature, il primo componimento lirico in volgare italiano della storia, Francesco canta la bellezza di frate sole dal buio della sua cella, cieco e devastato dalla malattia. Nessuno nella storia ha raccontato Dio con tanta geniale creatività. Francesco sapeva incantare il pubblico, folle sterminate, sapeva far ridere, piangere, sapeva cantare, ballare. Il vero problema con cui mi sono dovuto scontrare preparando questo spettacolo è che Francesco era un attore molto più bravo di me.
E poi il gran finale, la morte, il rapporto di fratellanza, quasi di amore carnale che aveva Francesco con Sora nostra morte corporale, da la quale ‘nullu homo vivente pò scappare’”.
Pubblicato il 5 Giugno 2025