Lo stupore, tra goia e la sofferenza, quanta ricchezza a Lourdes

Il pellegrinaggio della Sezione Siciliana Orientale è da poco terminato ecco la testimonianza di Alessia Battaglia della sottosezione di Ragusa.
Ultimo giorno. 5.30. Ottavo piano. La valigia è pronta. Dentro c’è tutto. Le divise bianche, l’acqua benedetta e la coroncina del Rosario. È ancora buio…il giorno della partenza è arrivato.
Sistemo il colletto della mia polo blu, la tracolla addosso e la finestra alle spalle. Mi giro per un ultimo sguardo, un po’ per controllo e un po’ per nostalgia. Trattengo il fiato e chiudo la porta. Arriva l’ascensore. I piani passano alla velocità dei miei pensieri. Ultimi istanti ed è già secondo piano.
La consegna della sala, il mio ruolo di “caposala”, la paura di non farcela, la certezza di non esser da sola e la bellezza della complementarietà con le altre sorelle e barellieri.
L’esperienza di chi indossa la divisa da tanti anni e l’entusiasmo dei più giovani.
Un incastro perfetto, uno scambio edificante e un infinito senso di gratitudine.
Ce l’abbiamo fatta. È tutto in ordine e pronto a dare il benvenuto ai prossimi fratelli. Mi fermo e sento il bisogno di tornare alla Grotta. Fa quasi paura salutarsi. Lo sguardo fisso e il cuore in mano. “…che io possa tornare ancora”.
Più che un saluto, una raccomandazione. 
Mentre mi allontano realizzo che é strano pensare che nonostante sia il quarto anno consecutivo che partecipo al pellegrinaggio, é sempre tutto nuovo e ogni cosa desta in me stupore e meraviglia. In posti del genere, dove sembra che il cielo baci la terra, dove si va oltre l’umano comprensibile, ancora una volta i miei occhi hanno visto Gesù nelle gambe senza forza, nelle mani deformi, nelle anime sole, nei volti scavati dalla sofferenza; ho visto pianti, silenzi, mani che con fatica si congiungono per pregare …  ma ho anche visto i sorrisi, la solidarietà, la condivisione. 
Lourdes è infinita dolcezza nello scambio reciproco. Mi sono trovata ancora una volta a prestare le mie mani, le mie gambe, la mia voce. Ho ricevuto abbracci stretti, sguardi sinceri, carezze tremanti, baci a raffica. Quanta ricchezza.
Il mio cuore è stato invaso da una serenità mai provata, da una gioia piena.
Ho sentito Gesù in ognuno di loro. 
Giovanna, una signora in carrozzina, mi ha detto “Lourdes è un mistero che ti entra nel cuore. Io non credo ai miracoli e non lo so se esistono davvero, ma sono qui per ringraziare Maria perché sono felice, nonostante tutto”. Quattro giorni sono trascorsi in fretta.
Arriviamo in aeroporto e al momento dei saluti, qualcuno si abbraccia e a stento trattiene le lacrime.
È arrivato il momento di tornare alla vita quotidiana, quella in cui non puoi fare un sorriso a un estraneo per strada, perché ti guarderebbe male. In cui non puoi azzardare una carezza a un conoscente…si rischia di esser presi per matti. Quella in cui non puoi dire che si può essere ciechi o paralizzati e grati a Dio.
Nei giorni successivi, quando poi provi a raccontare, vedi che la gente ti guarda in modo strano.
E allora sorridi, alzi gli occhi al Cielo e scegli il silenzio, con il cuore colmo di gratitudine e di un senso di leggerezza che speri possa durare il più a lungo possibile e che nessuno ti potrà togliere. Almeno per un po’.

Pubblicato il 27 Agosto 2019