Sono mille le famiglie bisognose che l’Unitalsi della diocesi di Anagni–Alatri sta aiutando con beni alimentari, medicinali e altro, in questa fase di emergenza che non è solo sanitaria. Una cifra già enorme, e a quanto pare destinata ulteriormente a crescere, se rapportata ad un territorio non molto grande (i Comuni sono 33 e con una popolazione complessiva di circa 90mila abitanti).
«Ci siamo impegnati fin da subito – racconta Piergiorgio Ballini, presidente della sezione Unitalsi della diocesi di Anagni–Alatri – e abbiamo visto i bisogni crescere giorno dopo giorno.
Andiamo un po’ dovunque, in tutti i paesi, a consegnare la spesa, grazie al raccordo con i servizi sociali dei Comuni, con i parroci, con le varie Caritas. L’iniziativa “Spesa sospesa” è stata avviata praticamente in tutti i paesi più grandi e questo ci permette di raccogliere i generi alimentari, così come, attraverso altre donazioni, possiamo provvedere ai bisogni (pannolini, omogeneizzati e altro) delle famiglie con bambini piccoli».
A proposito della lodevole iniziativa di “spesa sospesa”, partita da Fiuggi e poi cresciuta a macchia d’olio, basti pensare che nella sola città di Alatri finora sono ben 18 gli esercizi commerciali (supermercati, alimentari, panifici, macellerie, farmacie) che hanno aderito all’iniziativa “Spesa sospesa” che, insieme all’Unitalsi, vede coinvolte altre associazioni, il Comune e le parrocchie cittadine: tutti i beni vengono raccolti presso la parrocchia Santa Famiglia e da qui parte la distribuzione per le famiglie bisognose (per informazioni 333– 5693906 oppure 331–9317426).
«Ci sono famiglie – riprende Ballini – che hanno bisogno di tutto. E sono soprattutto quelle dove prima si riusciva ad andare avanti con piccoli lavori alla giornata, nei servizi o anche nell’edilizia.
Ma stanno crescendo anche i cosiddetti “nuovi poveri”, ovvero persone che aspettano da mesi la cassa integrazione ma non hanno più soldi, commercianti o piccoli professionisti che magari poco prima dell’emergenza avevano fatto un investimento o pagato un mutuo e adesso non hanno più un euro da parte, neppure per i bisogni quotidiani. Noi cerchiamo di accontentare tutti, ovviamente senza giudicare nessuno e usando piuttosto il parametro del bon senso: insieme ai servizi sociali si capisce quando una famiglia adesso ha bisogno, anche se hanno un lavoro, perché, ripeto, se da 2–3 mesi non prendi uno stipendio o non incassi niente col negozio, allora diventa triste, perché ci sono anche affitti e bollette, oltre alla spesa di ogni giorno».
L’Unitalsi ha così messo in campo un piccolo esercito di 30–40 volontari, anche per altri servizi e sempre in maniera gratuita, come quello di accompagnare ogni giorno delle persone in ospedale, soprattutto a Roma, per accertamenti e controlli indifferibili «e anche questo molta gente ora non se lo può permettere più. Davvero ringraziamo tutti, compresa anche la Protezione civile, i Carabinieri, le Polizie locali, per questa vera e propria catena di solidarietà che si è messa in moto. Certo, come Unitalsi abbiamo anche un po’ ripensato la nostra “mission” specifica di assistenza ai disabili, ma è questo quello che ora cristianamente ci viene chiesto da tanti fratelli».
E altre sono state le “gocce” di solidarietà e vicinanza già messe in campo, dal momento di preghiera al cimitero di Fiuggi alla distribuzione di uova di Pasqua ai bambini bisognosi e a quelli ricoverati ad Alatri, mentre ai nonni sono state donate centinaia di colombe. «Quello degli anziani – conclude Ballini – è un altro aspetto particolare: hanno bisogno di chi vada a fargli la spesa portandogliela a casa, oppure delle medicine e in tal senso abbiamo una bella collaborazione con tanti medici che ci mandano le ricette su whatsapp e noi andiamo in farmacia a prenderle. Non tutti però riescono a raggiungerci e allora spesso le segnalazioni arrivano dai vicini di casa oppure andiamo noi nei paesi, a bussare porta a porta per capire chi ha bisogno»
di Igor Traboni – Avvenire in Diocesi
Pubblicato il 28 Aprile 2020