Al Giubileo con il cuore aperto

“Anche se una giornata come questa sapevo mi avrebbe provocato molti dolori fisici che non mi abbandonano nemmeno per un attimo, lo avevo messo in conto perché era molto più importante dare un po di respiro alla mia anima. Non so esprimere, infatti, la gioia, la felicita, la carezza che dal Signore ho ricevuto in questo giorno. e come se fossi stata in paradiso”. Damiana, da anni costretta sulla sedia a rotelle da una grave malattia degenerativa, non riesce a trattenere le lacrime parlando della propria esperienza giubilare a Roma, nei giorni scorsi, insieme con i pellegrini della diocesi di Isernia-Venafro.

In lei e in tutti gli altri fedeli molisani e ancora forte l’emozione vissuta nella Città Eterna respirando a pieni polmoni la spiritualità che si diffonde da ogni luogo sacro, a partire alla basilica di San Paolo fuori le Mura, dove in oltre duemila hanno partecipato alla messa presieduta dal Vescovo Camillo Cibotti e hanno poi attraversato la Porta Santa. «e le – ha sottolineato il presule nell’omelia – che questo amore per il nostro Dio non sia fugace come una nube del mattino, come la rugiada all alba, ma dominante nella nostra esistenza. Attraversando la Porta Santa noi abbiamo compiuto un gesto che ne richiama un altro ancora piu autentico: il passaggio di un altra porta che e Cristo. Attraverso di Lui che ha detto “Io sono la porta” oggi esprimiamo il desiderio di non uscire più da questa “casa”, di non abbandonare più la presenza di Gesù nella nostra vita».

E in questa prospettiva si inserisce il pensiero della giovanissima Federica, 13 anni, che si sta preparando a sostenere l’esame di terza media, ma ancor di più a intraprendere il nuovo percorso di studi nella scuola superiore. «Nel mio cuore ho tante domande cui faccio fatica a rispondere in maniera soddisfacente. Inoltre, dopo la prima comunione non ho più frequentato la mia parrocchia. A scuola, nero. nell’ora di religione il professore mi ha parlato del Giubileo, della riconciliazione e mi ha spiegato come sia una grande opportunità per partire esattamente dalle proprie paure e dai grandi dubbi sull’esistenza persino di Dio. Mi si e aperto il cuore e non ci ho pensato due volte a venire a Roma: non immaginavo neanche lontanamente che potesse esserci un popolo che improvvisamente diventa famiglia. Quando incontrerò di nuovo il professore a scuola gli diro che ho sentito cosa vuol dire sentirsi importanti per il Signore».

Emozioni radicate nella speranza, come per Mario, barelliere dell’Unitalsi: «Nel varcare la Porta Santa di San Paolo, una nuova emozione mi ha pervaso l’anima. E mi sono tornate in mente proprio le parole dell’Apostolo delle genti quando dice che la Parola di Dio e come una spada che attraversa l anima fino a raggiungerne la parte più profonda. Attraversi la Porta, lasci alle spalle un luogo già battuto ed entri in una nuova dimensione. Soprattutto ti accorgi che non puoi restare sulla soglia. Bisogna decidersi: o dentro o fuori, o con Lui o senza di Lui».

Sofia non ha avuto il minimo dubbio nello scegliere «Lui», soprattutto nelle grandi sofferenze: «Dopo aver sentito l’amore dell’Onnipotente in ogni momento del pellegrinaggio, torno a casa con una certezza nel cuore: non sarò  mai più sola, nonostante le fatiche e le traversie dell’esistenza». Perché «quando ritrovi Dio ritrovi te stesso», le fa eco Paola.

di Francesco Bovino, L’Osservatore Romano


Pubblicato il 9 Aprile 2025