A Lourdes per servire. La testimonianza di Samuele giovane volontario di Varese

“Ho dato tutto me stesso“: la testimonianza di Samuele Forlani, barelliere Unitalsi a Lourdes

“Se tu vuoi, ci sarò anche l’anno prossimo.” Con queste parole rivolte alla Madonna, Samuele Forlani ha concluso un pellegrinaggio a Lourdes che gli ha cambiato la vita. Un viaggio carico di fede, di emozioni e di umanità vissuta al servizio degli altri, nato da un desiderio coltivato fin da bambino.

Sin da piccolo sono sempre stato attratto dall’Unitalsi,” racconta Samuele, riferendosi all’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali. “Vedere questi fratelli e sorelle dedicarsi ai più fragili alimentava in me il desiderio di servire.” È una vocazione che ha trovato terreno fertile quando don Giorgio è stato nominato assistente spirituale della sottosezione di Varese. Quell’annuncio ha riacceso il sogno: partire per Lourdes come barelliere. A dicembre, Samuele si è iscritto ufficialmente all’Unitalsi. Ma il cammino verso Lourdes è stato bruscamente interrotto da un incidente che lo ha costretto a letto per mesi. “Pregando, dicevo alla Madonnina: ‘Se mi fai guarire, verrò da te per ringraziarti e accompagnare i malati‘.”

Un dialogo interiore che ha accompagnato la sua lenta guarigione, fino al 29 maggio scorso, quando finalmente è partito, destinazione Lourdes. Il viaggio in pullman è stato lungo, ma l’emozione e la fede erano più forti della fatica. Samuele ha alloggiato al Salus, la casa dell’Unitalsi, un grande albergo pensato per accogliere i malati e rispondere alle loro esigenze. A lui è stato affidato il servizio in refettorio: apparecchiare, sparecchiare, sistemare i piatti e aiutare i malati che avevano difficoltà a mangiare da soli. “Le giornate erano molto frenetiche,” spiega. “Avevamo un sacco di funzioni e, essendo al mio primo anno, ho anche seguito il percorso dei ‘primini’, i volontari al primo viaggio.”

Quattro momenti, in particolare, sono rimasti impressi nel cuore di Samuele. Il primo è il passaggio alla Grotta di Massabielle, cuore pulsante del santuario mariano. “Pregare in silenzio davanti alla sorgente è un’esperienza profondamente emozionante. Il rito dell’acqua, che oggi sostituisce i bagni dopo il Covid, consiste nel lavarsi il volto e bere un sorso d’acqua della sorgente. In quel gesto ho sentito la grazia di essere lavato dai miei peccati.”

Il secondo è legato alle celebrazioni liturgiche collettive.La messa internazionale, la processione eucaristica, la via crucis del personale e la suggestiva processione aux flambeaux: ognuna di queste funzioni mi ha lasciato un’emozione diversa e indelebile.” Il terzo è la messa nella basilica San Pio X, dove si è svolto il rito di accoglienza per i volontari al primo viaggio e la celebrazione degli anniversari di matrimonio. “Dopo il Vangelo ci hanno chiamato per nome. Abbiamo risposto ‘Eccomi’, ricevendo una sciarpa, una spilla, una candela accesa e la preghiera dei barellieri e delle sorelle. È stato un momento toccante, pieno di emozione.”

Il quarto e ultimo momento speciale è stato il percorso nei luoghi nativi di Santa Bernadette. Un itinerario a piedi che ha portato Samuele e gli altri pellegrini a scoprire la vita semplice e spesso difficile della giovane veggente: dal Molino de Boly, dove nacque e visse con la famiglia, a El Cachot, la prigione in cui furono costretti a vivere in condizioni di estrema povertà. Poi la chiesa parrocchiale, con la fonte battesimale e la tomba di monsignor Peyramale, e infine l’ospizio dove Bernadette lavorò come infermiera. Qui Samuele ha potuto baciare la reliquia della santa e osservare da vicino il suo rosario e il copricapo.

Ma il vero tesoro del pellegrinaggio, dice Samuele, sono stati gli ammalati: “I loro sorrisi, le loro carezze, non li dimenticherò mai. Sono loro ad avermi dato più di quanto io abbia potuto dare.” Ringrazia anche i compagni di viaggio e i responsabili della sottosezione di Varese per aver creduto in lui. Il racconto di Samuele è quello di un giovane che ha scelto di mettersi al servizio degli altri, animato da una fede profonda e da una generosità sincera. La sua esperienza a Lourdes, tra fatica e gioia, preghiera e servizio, lascia un messaggio chiaro: donarsi agli altri è il modo più autentico di incontrare se stessi.

“Io ho dato tutto me stesso – ha detto davanti alla grotta l’ultimo giorno – se Tu vuoi, ci sarò anche l’anno prossimo.” Una promessa che profuma di gratitudine e speranza.

varesepress.info


Pubblicato il 16 Giugno 2025