Oltre cinque milioni di pellegrini da tutto il mondo. Questo è il popolo di Maria che ogni anno raggiunge la grotta di Massabielle a Lourdes, il luogo in cui per la prima volta l 11 febbraio di 162 anni fa Nostra Signora apparve all adolescente Bernadette Soubirous, oggi santa. Una moltitudine, quella che converge qui, silenziosa e orante, fatta di nomi, volti, storie, bagagli pesanti e sorrisi leggeri, cuori afitti e lacrime di ritrovata pace. Uomini, donne, bambini che raggiungono Lourdes per chiamata. Sì, perché dietro l invito di un amico, un desiderio dell anima, un pellegrinaggio fatto per spirito di volontariato si cela la chiamata della Mamma celeste che vuole tutti i gli a sé. Tra questi ci sono Annalisa, Gabriele, Carmen, Rossella, Nicola che abbiamo incontrato per conoscere in che modo Lourdes ha contribuito a trasformare le loro esistenze.
L’Amica di Frizzi
Annalisa Fiorda è una ragazza di 17 anni, volto della Giornata Nazionale Unitalsi 2015 insieme con l’indimenticato testimonial Fabrizio Frizzi. Vive alle porte di Roma, ad Anzio, e frequenta il quarto anno dell’Istituto tecnico informatico di Nettuno. Nata prematura e abbandonata dalla madre naturale dopo i pareri poco ottimisti dei medici, Annalisa viene accolta da Elena e Claudio e grazie al loro amore combatte per restare in vita. Arriva a Lourdes nel 2013, all’età di undici anni, ma il desiderio di raggiungere la Madonna covava in lei praticamente da sempre.
A lato, un immagine gioiosa di Annalisa Fiorda, 17 anni, che apre la nostra raccolta di testimonianze tra chi si è sentito rinascere nella grotta di Massabielle, dove l’11 febbraio 1858 l’Immacolata Concezione apparve a Bernadette.
Annalisa nella grotta ne ha sentito l’abbraccio (e ora da Lei trae la forza per vincere la malattia), Gabriele la chiamata al sacerdozio, in Carmen si è accesa la certezza che siamo tutti fratelli, in Rossella, invece, la gioia di aiutare chi soffre. Storie e voci di chi è “rinato” dopo l’impatto col santuario francese. «Questo è un luogo che restituisce a tutti la dignità di figli di Dio, facendone avvertire l’amore», spiega padre Ventriglia, oblato dell’Immacolata che vi esercita il proprio ministero tra i Pellegrini davanti alla grotta di Lourdes, dove tra l’11 febbraio e il 16 luglio 1858, la «Bella Signora» apparve 18 volte alla quattordicenne Bernadette Soubirous. Ogni anno sono circa 5 milioni i devoti che si ritrovano qui.
L’11 febbraio ricorre anche la ventitreesima Giornata mondiale del malato. Dall’album di Annalisa un immagine che le molto cara: lei a Lourdes con Fabrizio Frizzi (1958-2018) in un pellegrinaggio Unitalsi di 4 anni fa. «A due anni ho avuto una forte convulsione e tutto ad un tratto ho percepito un forte calore, come fosse l’abbraccio di una mamma. Credo che Maria mi abbia salvato. Per cui da sempre ho sentito il desiderio di raggiungere Lourdes, andare ai piedi della Madonna e dirle grazie». Non c’è desiderio buono che la Mamma celeste non accoglie, le vie che usa per realizzare gli stessi però sono inimmaginabili. «Sono stata invitata negli studi di Tv2000», ricorda Annalisa, «e ho pubblicamente espresso il desiderio di raggiungere la Madonnina. Finita la diretta c è stato un fiume di amore che mi ha travolto. I telespettatori, infatti, hanno iniziato dal nulla a inviare donazioni, una colletta per sostenere le spese del mio viaggio. E così sono partita». Quel viaggio è ancora nella voce e negli occhi di Annalisa, come fosse successo ieri.«Trovarmi nel luogo dove Maria è apparsa è stato un momento indescrivibile, un tempo che non dimenticherò mai. Io ho un rapporto direi quasi fisico con la Madonna. Spesso è come se percepissi il suo abbraccio e ai piedi della grotta, quando ho baciato le pietre, l’ho sentita ancora di più». Un’esperienza indelebile, dunque, che ha accresciuto il legame di Annalisa con la Vergine: «Maria è una presenza costante nella mia giornata. È la persona cui mi rivolgo nei momenti di sconforto, ma anche quella a cui racconto le cose belle che mi succedono. È la mamma che non mi abbandona mai. E proprio in questi giorni mi sento di ringraziarla più di sempre perché ha esaudito il mio desiderio più grande, avere un fratellino. Da alcuni anni la mia famiglia si prende cura di un bambino bielorusso che ci raggiunge solo per Natale e durante l’estate. A breve avverrà l’adozione e io non vedo l’ora. Ho sperato e aspettato tantissimo e alla fine questa mia preghiera è stata esaudita».
Carmen Valendino è un’insegnante di 43 anni, di Margherita di Savoia(BT). La sua prima volta a Lourdes è stata nel 1991. Aveva poco meno di 16 anni e, su invito dei suoi genitori, ha risposto sì alla proposta di accompagnare e assistere i sacerdoti ammalati della sua diocesi. È stato un amore a prima vista. «Lourdes è un luogo speciale. Non ho avuto la sensazione di essere in una città colma di ammalati, eravamo tutti uguali, gli ai piedi di un’unica Madre. E, nel dire questo, non mi riferisco alla statua. C’è una presenza di Maria che va oltre l’impatto visivo della statua. Mi ricordo che per un periodo, negli anni ’90, per via di un restauro, la nicchia ricavata nella grotta era vuota.
Mancava il riferimento visivo, ma cambiava poco. Lì Maria è veramente passata e questo si avverte fortissimo ancora oggi». Oggi sono ventuno le volte in cui Carmen ha raggiunto Lourdes. Dal 2008 con l’Unitalsi, dopo un’assenza di 8 anni: «Ho perso i contatti con Lourdes nel 2000 e otto anni dopo la Madonna per vie invisibili e sconosciutemi ha richiamato a sé. Avevo perso un carissimo amico e io con la mia comitiva avevamo preferito fare una colletta da devolvere alla famiglia.
Loro ci chiesero di offrire questi soldi all’Unitalsi, e da quel momento senza averlo mai messo in conto, mi sono ritrovata dentro l’associazione e di nuovo a casa, a Lourdes». Oggi Carmen è un’animatrice dell’Unitalsi. Il compito dell’animatore è accompagnare i pellegrini in un percorso spirituale che li introduca a fondo nel messaggio di Lourdes e nella conoscenza della vita di santa Bernadette: «È un’esperienza meravigliosa:sei testimone di veri miracoli. Ogni volta incontro cuori chiusi, arroccati nella sofferenza, appesantiti dalla vita che davanti a Maria iniziano a piangere, a sciogliersi e quel dolore amaro, piano piano, diventa dolce. Questo mi ha aiutato tanto. Nessuno è esonerato dalla sofferenza, neppure noi volontari Unitalsi, ma grazie al modo in cui ho visto tanti uomini e donne farsi carico del proprio dolore, sono riuscita ad accettare le mie fatiche, la mia croce.Anch’io ho chiesto a Maria: “Perché a me?”, ma non mi sono mai arrabbiata, né ho “battuto cassa”per il volontariato di questi anni. Sono convinta che c’è un progetto su ognuno di noi e Lourdes è la palestra che ci aiuta ad accogliere le prove della vita»
Pubblicato il 6 Febbraio 2020