Numerose, in tutta Italia, le residenze pensate per le famiglie che sono costrette ad affrontare sacrifici per poter curare i loro cari.
Pellegrinaggi, ma anche case per accogliere gratuitamente bambini ricoverati in ospedali e i loro genitori. È la scommessa vinta dall’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali), che a Roma ha potenziato la sua rete di assistenza per minori ammalati grazie all apertura di Casa Amelia in via Pineta Sacchetti, 129/L, diretta da Carla Capuano e Giuliana Giuli.
Si tratta della nuova residenza di solidarietà nata nell’ambito del Progetto dei Piccoli Unitalsi, che solo a Roma coinvolge una rete di oltre un centinaio di volontari che aiutano famiglie con bambini ricoverati provenienti da tutta Italia. Vero e proprio approdo umanitario per quei genitori costretti ad affrontare grandi sacrifici per garantire cure adeguate ai propri figli, ma anche per adulti bisognosi, poveri e lavoratori immigrati, che dal 2002, l’anno della fondazione, nella capitale ha già assistito ben 1.360 famiglie.
A sinistra, l’ingresso della Casa di accoglienza Bernadette a Roma, che finora ha ospitato 560 famiglie indicate dall Ospedale Bambino Gesù e due ospiti in una camera della struttura.
La nuova Casa, al primo piano di un elegante stabile davanti al Policlinico Gemelli, è dedicata ad Amelia Mazzitelli, scomparsa lo scorso anno a causa di una grave malattia, «una donna che ha dedicato tutta la sua vita al prossimo, prima come socia, poi come presidente della sezione calabrese e infine come vicepresidente nazionale Unitalsi», spiega Cosimo Cilli, responsabile del Progetto dei Piccoli Unitalsi. «Si tratta di un iniziativa che esprime il senso profondo della nostra associazione di essere accanto a chi soffre, sia nei pellegrinaggi che nella vita quotidiana, proprio come fece Amelia Mazzitelli. In realtà è una delle esperienze che partono da Lourdes e arrivano sul territorio italiano, a Roma e in altre città, come una grazia efficace dell’amore della Vergine per i poveri, gli ultimi e le persone che vivono momenti di sofferenza», tra le quali «le famiglie con figli ospedalizzati per lunghi periodi che si trovano spesso di fronte a difficoltà logistiche ed economiche».
A Casa Amelia, come nelle altre residenze, «gli ospiti, sia bambini che adulti, vengono accolti con i familiari come se fosse casa loro», assicura Carla Capuano, infermiera e volontaria Unitalsi, «e la vicinanza al Gemelli permette di seguire le terapie e di poter vivere in famiglia fino alla conclusione della degenza». «Sono grata all’Unitalsi per come mi ha accolta, non ho parole adeguate per ringraziare i volontari come Carla Capuano per l amore con cui mi aiutano», confessa commossa Fiorentina Antochi, una signora romena che da 18 anni vive a Roma e da qualche tempo è ricoverata al Gemelli e ospite a Casa Sofia, nello stesso stabile di Casa Amelia, accompagnata dal figlio Costi Bostal. «Mi trovo come a casa mia e mi posso curare in ospedale, una grazia, senza l’Unitalsi non avrei potuto farlo», aggiunge la signora Antochi.
La prima residenza sanitaria della capitale è stata Casa Bernadette, inaugurata nel 2002 (circa 20 posti letto), che finora ha ospitato 560 famiglie. Per informazioni sulle altre numerose case Unitalsi aperte in Italia, da Nord a Sud, si può telefonare allo 800.062.026 (Numero verde) e 06/87.76.40.76. Sito internet: www.unitalsi.it Indirizzo mail: progettodeipiccoli@unitalsi.it
Pubblicato il 6 Febbraio 2020