Alla presenza di oltre 200 delegati si è aperta a Roma l’assemblea nazionale dell’Unitalsi. Dopo un breve saluto introduttivo del presidente nazionale Antonio Diella, ha preso la parola mons. Luigi Bressan, arcivescovo emerito di Trento e assistente ecclesiastico dell’Unitalsi. Durante il suo intervento mons. Bressan ha evidenziato come "la storia d’Europa sia stata tessuta sui percorsi e sulle tradizioni dei pellegrinaggi dei fedeli ai luoghi di culto. Un legame profondo che non dobbiamo perdere soprattutto riappropriandoci di un’esperienza di pellegrinaggio che sia fondato sulla fede. Non solo un movimento turistico e culturale, ma profondamente spirituale. così si potrà recuperare il vero carisma dell’associazione che come primo compito ha quello di aiutare e sostenere i più deboli della comunità per guardare alla vita con speranza che in questo modo diviene un dono immenso". L’arcivescovo emerito di Trento ha poi evidenziato come in un recente studio sia emerso che i fedeli vanno in pellegrinaggio anzitutto per ringraziare e per vivere più profondamente la fede. L’assistente ecclesiale ha concluso con un pensiero particolare ai giovani che si sentono "sperduti e soli. È questa una nuova frontiera dei nostri pellegrinaggi della fede".
Don Carmine Arice, direttore ufficio nazionale della CEI per la pastorale della salute ha poi proposto un Focus – agli oltre 200 delegati presenti – sul pellegrinaggio come carisma differenziante dell’associazione. Un tema ribadito in diverse occasioni da Papa Francesco e dal presidente della CEI, il card. Angelo Bagnasco.
In tale contesto don Arice ha evidenziato come "il pellegrinaggio sia un punto di partenza e di arrivo. Non un ciclo chiuso e fine a se stesso, ma un percorso che aiuti a crescere nella fede. Un’esperienza che dobbiamo realizzare per portare i tanti uomini e donne che si rivolgono a noi per aiutarli a trovare la vera cura, la vera felicità che è Cristo".
"La domanda che può risolvere tutte le nostre crisi associative: vivo la vita come un pellegrinaggio? – ha aggiunto Arice – Noi non daremo mai nulla a un altro se prima non ce l’abbiamo dentro noi. Non possiamo dare senso al pellegrinaggio se noi non viviamo vita come pellegrinaggio. Fatevi questa domanda nel vostro cuore. Come ci ha detto il Papa la nostra opera non è solo filantropia, ma genuino annuncio del vangelo della carità e ministero della consolazione. Siamo un’associazione pubblica di fedeli, quello che facciamo è per la chiesa, nella chiesa e a nome della chiesa. Quindi abbiamo la responsabilità di essere fedeli alla nostra missione".
Ha poi concluso ribadendo che "portiamo in pellegrinaggio i malati per essere aiutati a dare gusto evangelico alla vita, perchè vogliamo trovare un possibile senso alla vita come pellegrinaggio e perché vogliamo combattere la peggior discriminazione dei poveri: la mancanza di attenzione spirituale, come dice il papa nell’evangelii gaudium 200".
La prima e intensa giornata dell’assemblea nazionale si è conclusa con l’intervento di Cosimo Cilli, membro del consiglio direttivo e responsabile dei progetti che ha sottolineato quanto "sia ricca l’espressione della carità unitalsiana diffusa su tutto il territorio nazionale. Un patrimonio fatto prima di tutto di persone e di misericordia. Oggi è questo il nostro segreto più bello e è meraviglioso. Proprio per questo è necessario potere condividere le nostre esperienze. Non dobbiamo solo comunicarle, ma metterle in comunione. Sappiamo bene che diamo più frutto quando siamo uno a disposizione dell’altro. Le idee più belle nascono dal confronto e dalla comunione di intenti".
Cilli ha poi concluso ricordando come "ogni unitalsiano è come un archeologo dei talenti, colui che sa guardare l’altro e sa scavare dentro per tirare fuori il meglio dell’altro".
Pubblicato il 25 Febbraio 2017