G7 Disabilità (Locatelli): disabilità e inclusione siano al centro dell’Agenda Internazionale

Intervista con il ministro per la disabilità sul G7 ad Assisi e Solfagnano incentrato sulla sfida di valorizzare ogni persona migliorandone la qualità della vita

Fra due settimane l’Umbria sarà lo scenario di un evento storico: per la prima volta infatti i ministri degli stati del G7 si riuniranno in un vertice sul tema dell’inclusione. L’evento che prenderà il via il 14 ottobre ad Assisi e si sposterà successivamente il 15 e il 16 a Solfagnano, vicino a Perugia, è stato fortemente voluto dal ministro per le Disabilità italiano, Alessandra Locatelli, e sostenuto dai ministri omologhi di Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Al vertice parteciperà anche l’Unione europea. “L’obiettivo – si legge sul sito web del G7 Inclusione e Disabilità – è scardinare le vecchie prassi, migliorare la qualità della vita delle persone, applicare pienamente la Convezione Onu sui diritti delle persone con disabilità, credere nel vero cambiamento e attuare la riforma per la disabilità che in Italia sta spingendo in questa direzione attraverso la promozione di un nuovo sguardo e la valorizzazione delle persone”.

Intervistata da “L’Osservatore Romano”, il ministro Alessandra Locatelli si sofferma sugli obiettivi di questo particolare G7 e sui passi che i paesi economicamente più sviluppati stanno facendo per rendere la società più inclusiva e aperta a tutti. E annuncia che una delegazione dei ministri per le Disabilità del G7 consegnerà a Papa Francesco un documento con gli impegni presi durante il vertice di Assisi-Solfagnano.

Per la prima volta le nazioni del G7 si confronteranno a livello ministeriale anche sui temi dell’inclusione e della disabilità. Come è nata questa proposta e che tipo di risposte avete ricevuto dagli altri paesi del G7 quando l’avete avanzata?

L’idea è nata a New York durante la 16ª Conferenza annuale degli stati parte alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, a cui per la prima volta il governo italiano ha partecipato in presenza nel 2023. Ho avuto il piacere di dialogare con molti colleghi nel corso degli incontri bilaterali e, incoraggiata anche da loro, ho deciso di proporre una linea ministeriale dedicata all’inclusione e alla disabilità. Al rientro ne ho parlato con la presidente Giorgia Meloni che ha subito accolto con entusiasmo la proposta. È la prima volta nella storia che i paesi maggiormente industrializzati si ritrovano per discutere di queste tematiche ed è fondamentale dare un segnale di unità di intenti per rafforzare l’impegno di tutti i paesi nella piena applicazione della Convenzione Onu.

La scelta di Assisi per la prima giornata del G7 richiama naturalmente la figura di san Francesco che è stato, potremmo dire con termini moderni, anche uno straordinario “caregiver” perché si è sempre preso cura dei deboli, degli emarginati. C’è un messaggio che volete sottolineare anche con la scelta di Assisi come luogo del G7 sull’inclusione?

Condivisione, accoglienza e pace in una terra che è un punto di riferimento per questi valori. Il richiamo a san Francesco è forte, è guida di pellegrini e di anime da secoli; la cura è un gesto semplice in sé e ognuno può fare la sua parte. La cura è vita, è amore, è attenzione. Possiamo fare di più per ogni persona soprattutto dal punto di vista istituzionale, per garantire il diritto di tutti alla piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica del nostro paese. Tutto questo con uno sguardo nuovo che valorizzi la persona, i suoi talenti e le sue competenze, e rivolto alla collaborazione, alla cooperazione, al bene comune. In questa direzione va la scelta di aprire per la prima volta al pubblico la cerimonia della tradizionale stretta di mano tra i ministri. Scardiniamo prassi consolidate e apriamo alle famiglie, alle associazioni, alle persone che vorranno esserci, dimostrando anche la concretezza dell’Italia e le grandi potenzialità del mondo associativo e del terzo settore del nostro paese, ma anche quanto siamo impegnati nel determinare un reale cambiamento culturale e civile. Il messaggio più forte che intendo lanciare è quello della concretezza. Abbiamo bisogno di azioni concrete, persone concrete e in piazza ad Assisi saranno presenti molte realtà associative e del terzo settore per dimostrare talenti e competenze, progetti ed esperienze che giorno dopo giorno migliorano la qualità della vita delle persone con disabilità.

Quali sono le strategie che vi proponete di portare avanti con questo G7 dell’inclusione? Il mondo dei caregiver, di chi si occupa delle persone con disabilità sarà coinvolto nella “tre giorni” di riunioni ad Assisi e poi a Solfagnano?

Vogliamo rimettere al centro delle agende di tutti i paesi i temi dell’inclusione e della disabilità, vogliamo rafforzare gli sforzi di ogni nazione per l’accessibilità universale, principio cardine della Convenzione Onu, e garantire a ciascuno la piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica. Le otto priorità del documento finale “La Carta di Solfagnano”, alla quale hanno lavorato in questi mesi i tecnici e gli uffici degli stati interessati, sono un impegno chiaro: dall’inclusione lavorativa alla vita indipendente, dalla disponibilità dei servizi allo sport, ma anche a sfide emergenti e urgenti da saper cogliere quali la messa in sicurezza delle persone con disabilità in caso di crisi climatiche, umanitarie o conflitti e anche lo sviluppo e l’utilizzo di nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale quali strumenti utili per migliorare l’autonomia e le opportunità delle persone con disabilità. I caregiver sono parte integrante di questi processi perché le famiglie che amano e che curano hanno un compito importante e non vogliono essere sostituite, ma sempre più accompagnate e sostenute. Soprattutto attraverso il “Progetto di vita” che abbiamo inserito nella riforma sulla disabilità in Italia, e che proponiamo anche agli altri paesi come strumento di presa in carico globale della persona, penso sia possibile condividere, ascoltare e supportare meglio anche i caregiver familiari.

Negli ultimi anni è sempre più cresciuta la consapevolezza generale sul mondo della disabilità, eppure sembrano ancora prevalere le politiche di assistenza rispetto alla valorizzazione delle persone. Cosa può fare un G7 come quello che svolgerete tra pochi giorni per invertire la rotta?

Generare una rinnovata attenzione su questi temi affinché le persone siano realmente messe al centro e si vedano in esse le potenzialità e non i limiti. È una grande sfida ma il tempo che viviamo ci consegna l’opportunità straordinaria di fare questo salto di civiltà e di buon senso. Il G7 aprirà una strada in questa direzione, ne sono certa; toccherà poi continuare a camminare insieme sempre più uniti e convinti, nella consapevolezza che ci vorrà tempo, impegno e soprattutto tanto coraggio da parte di tutti. Abbiamo davanti a noi un’occasione davvero storica che dobbiamo saper cogliere e non sprecare.

Poche settimane fa abbiamo visto un protagonismo delle persone con disabilità alle Paralimpiadi di Parigi. Un evento che può essere di esempio anche oltre il mondo dello sport?

Le Paralimpiadi di Parigi 2024 hanno, a mio avviso, lasciato un segno in molte persone, tanto entusiasmo e una nuova attenzione sulle capacità e sulle potenzialità delle persone, comunicando un forte messaggio di cambiamento. Cambiano le opportunità, cambiano le persone. La Paralimpiadi hanno dato una grande spinta e attirato molti sguardi; ogni occasione è importante per rafforzare la strada per il nuovo approccio alla valorizzazione; anche questo “ G7 inclusione e disabilità” lo sarà. Il cambiamento è iniziato e non si ferma e, goccia dopo goccia, saremo in grado di modificare anche i rigidi schemi del passato legati solo al mero assistenzialismo. Ma possiamo farlo solo insieme, tutti, ognuno con il proprio ruolo e con grande costanza.

L’obiettivo di questo G7 , lei ha affermato, «è cambiare la prospettiva e passare dall’inclusione alla valorizzazione delle persone, garantendo il diritto di tutti alla piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica dei nostri paesi». Questo richiede un cambiamento culturale e non solo nuove norme e misure economiche. Come può aiutare un vertice di ministri a questo scopo?

Innanzitutto iniziamo a compiere un primo passo con impegni su priorità condivise ed è un punto di partenza sul quale poi continuare a lavorare con le associazioni, le famiglie e l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità (Ond). La riforma sulla disabilità che stiamo attuando segna già un cambio di passo cruciale, è una svolta concreta che riguarderà la vita di milioni di persone e delle loro famiglie. L’introduzione del “Progetto di vita”, in particolare, garantirà una presa in carico completa e integrata della persona con disabilità, secondo una visione unitaria che tiene insieme tutti gli aspetti della vita quotidiana. Oggi le persone che hanno bisogno dei servizi devono “bussare alle porte” dei diversi enti che gestiscono separatamente la parte sociale e sanitaria; con il “Progetto di vita” invece tutti gli enti competenti saranno obbligati a dialogare e a coordinarsi per dare risposte coerenti e che partono dai desideri e dalle scelte della persona con disabilità come previsto dalla Convenzione Onu, alla presenza della persona, in condivisione con la famiglia e attivando immediatamente i servizi e le misure che verranno stabiliti. In queste settimane parte la formazione in vista dell’avvio dal 1° gennaio 2025 della sperimentazione della riforma nelle nove province individuate.

Può soffermarsi su questa sperimentazione? Quali sono i punti principali?

È un percorso molto impegnativo che innova i modelli di valutazione e di presa in carico della persona, ma sono convinta che sia questa l’opportunità che abbiamo per garantire alle persone la semplificazione delle procedure, una valutazione che tenga conto del funzionamento della persona e il superamento delle frammentazioni tra risposte sanitarie, socio sanitarie e sociali. Il G7 Inclusione e Disabilità sarà uno stimolo per tutti a fare sempre di più e meglio.

Lei, prima del suo impegno politico-istituzionale, ha lavorato nel campo dell’assistenza e della cura delle persone con disabilità intellettiva. Cosa ancora manca nel relazionarsi alle persone con disabilità senza un atteggiamento di superiorità o di paternalismo?

Ci ho pensato spesso, e sono sempre più convinta che sia proprio lo sguardo condiviso sulla valorizzazione della persona a mancare. Ancora in molti servizi troppe persone ritengono di essere parte di un mondo differente, che i soggetti con disabilità siano un sottogruppo al quale si deve garantire solo aiuto o assistenza. Io sono convinta che siamo tutti persone, tutte con gli stessi diritti e dobbiamo avere tutti le stesse opportunità. Per fare questo salto di qualità è necessario cambiare sguardo: lo devono fare le istituzioni, il mondo privato ma anche i singoli cittadini. Per questo dobbiamo rimuovere molti limiti fisici, culturali, sensoriali, legati all’informazione. Quindi l’accessibilità universale e l’accomodamento ragionevole sono gli elementi fondamentali per il cambiamento, ma per riuscire a diffondere questi principi è anche necessario che tutti adottiamo quel nuovo sguardo, per vedere in ognuno le potenzialità e non i limiti, e per sentirci tutti parte di una comunità dove siamo tutti persone.

Papa Francesco ha sempre mostrato con gesti e parole la sua prossimità alle persone con disabilità. Nel recente viaggio a Singapore ha affermato che «ognuno di noi ha le proprie abilità e le proprie disabilità. E come noi abbiamo le nostre disabilità, dobbiamo rispettare le disabilità». Come ha accolto queste parole e più in generale l’impegno del Papa per l’inclusione a tutti i livelli?

Papa Francesco da sempre illumina con le sue parole il tema dell’inclusione e soprattutto della fraternità. In molti dei suoi messaggi ha trattato il tema della disabilità, dell’accessibilità a ogni aspetto della vita quotidiana, compresa la fede. Essere al servizio di tutti, nessuno escluso, e saper cogliere l’essenza di ogni persona sapendone fare soggetti attivi delle comunità è un obiettivo che dobbiamo condividere e perseguire tutti, con forza e con determinazione. Sono dunque grata al Santo Padre perché la strada che stiamo tracciando dal punto di vista istituzionale, insieme al mondo delle persone con disabilità, delle famiglie, degli operatori, del terzo settore, ha bisogno di sentirsi rafforzata dalle sue parole. Sono anche felice di annunciare che la delegazione dei ministri che parteciperanno al “ G7 inclusione e disabilità” verrà ricevuta dal Papa il 17 mattina per un’udienza davvero molto importante perché consegneremo anche a lui gli impegni che sottoscriveremo con la “Carta di Solfagnano”.

Dopo l’Italia, la prossima presidenza del G7 sarà del Canada. State lavorando in modo che il G7 di Assisi e Solfagnano non resti un evento isolato? E che possibilità ci sono che anche il G20 , quindi anche i paesi economicamente emergenti, possa tenere una riunione ad alto livello sul tema dell’inclusione?

La sfida è proprio questa. Vogliamo accompagnare il passaggio per il prossimo G7 che sarà a presidenza canadese e stiamo lavorando con le altre nazioni per introdurre nel prossimo G20 il tema dell’inclusione e della disabilità. È fondamentale dare sempre più attenzione non solo alle specifiche tematiche che riguardano l’inclusione e il mondo delle disabilità ma davvero aver sempre più attenzione alla sostenibilità sociale, fare in modo che a tutti i livelli di dialogo ci sia sempre uno spazio di discussione per le politiche di valorizzazione delle persone. In questi due anni abbiamo dato dignità al tema delle disabilità, abbiamo promosso in Italia e all’estero una nuova prospettiva, ma c’è tanto lavoro da fare anche nei contesti più complessi e non dobbiamo fermarci.

Alessandro Gisotti – Vatican News

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Pubblicato il 3 Ottobre 2024