BAIOCCO, DA FATIMA UN MESSAGGIO CHIARO PER GLI OPERATORI SANITARI: ACCOGLIERE PRIMA DI CURARE

FATIMA (PORTOGALLO) – La seconda giornata del convegno dei medici Unitalsi ha avuto il suo momento centrale con il focus presentato da Federico Baiocco, Responsabile Nazionale Medici Unitalsi che ha messo in evidenza come "l’operatore sanitario abbia una grande responsabilità nell’accoglienza di chi è malato o disabile". Ha poi proseguito evidenziando che "esiste una grande differenza tra Lourdes e Fatima soprattutto nell’accoglienza delle categorie sociali più fragili".
"Se nella cittadina francese – ha aggiunto – c’è una maggiore organizzazione, a Fatima occorre fare uno sforzo maggiore soprattutto per i disabili". Proprio per questo ha poi fornito i riferimenti dei numeri di emergenza e di pronto soccorso presenti nella città.
"Del malato – ha proseguito – dobbiamo avere una visione d’insieme non solo dal punto di vista medico, ma anche da quello umano, psicologico e spirituale. Occorre trasformarci pazienti, insieme ai pazienti, facendoci carico delle loro problematiche. Solo a in questo modo potremo essere strumenti per un <<servizio>> vero e misericordioso".
"Al medico dell’Unitalsi – ha spiegato – non basta fermarsi alla diagnosi e alla cura, ma deve essere una compagno i viaggio del malato. Il nostro è uno stile di prossimità e di condivisione della sofferenza. Noi siamo discepoli di un Dio che si accosta alla sofferenze e cerca di curarla in linea proprio con il messaggio di Fatima".
Baiocco ha voluto sottolineare anche che "l’operatore sanitario unitalsiano ha un vero e proprio codice etico e spirituale da seguire: "guardare" la persona fermarsi con essa, "ascoltare" la sofferenza, le preoccupazioni ed in ultimo avere la responsabilità di "rivelare" per liberare anche il paziente aiutarlo ad accettare non supinamente la condizione di sofferenza e di malattia. Questo può accadere solo se si <<condivide>> in senso cristiano seguendo proprio l’esempio dei tre pastorelli". "Questa consapevolezza – ha concluso Baiocco – dice chiaramente a noi medici che dobbiamo prima sapere accogliere e comprometterci con il malato e che solo dopo potremo curarlo. Occorre fare tornare al centro di ogni nostra azione la centralità della persona soprattutto durante i nostri pellegrinaggi".

Don Carmine Arice, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI ha poi concluso la presentazione del quadro storico e spirituale di Fatima centrando l’attenzione sul rapporto speciale dei Papi con questa luogo venerato in tutto il mondo. Partendo da Pio XII, che pur non essendo mai andato a Fatima, ha sempre avuto una devozione speciale testimoniata dal suo radiomessaggio del 31 ottobre 1942 in occasione della consacrazione della chiesa e del genere umano al cuore immacolato di Maria. Paolo VII, invece, visitò Fatima il 13 maggio 1967 in occasione del 50° anniversario delle Apparizioni. Giovanni Paolo II scelse di arrivare a Fatima ad un anno esatto dall’attentato che subì a piazza San Pietro. Era il 13 maggio 1982. Papa Francesco sarà, invece, in Portogallo per il 100° delle apparizioni il 12 e 13 maggio prossimi.

Il Focus proposto da Don Arice si è chiuso poi con un’analisi attenta della terza memoria del 31 agosto 1941 meglio conosciuta come il "Segreto di Fatima".

La giornata è proseguita con la visita al Santuario e successivamente a Valinos e Aljustrel dove sono nati e vissuti i tre pastorelli. 

Pubblicato il 2 Aprile 2017