Chi era costretto in casa già da prima
I volontari dell’Unitalsi e il dialogo con i malati. Tra telefonate, momenti di preghiera via streaming e videomessaggi in chat.
Solitudine, fame di sguardi e sorrisi, di carezze e abbracci: se per molti l’emergenza del momento ha fatto riaffiorare il bisogno di una “ vicinanza” fisica ormai piuttosto scontata, c’è chi con questi mostri non ha mai smesso di fare i conti. Sono gli ammalati, costretti quotidianamente a un’infermità che non permette loro di poter uscire, anche solo il tempo necessario al reperimento dei beni di prima necessità. Qualche giorno fa la notizia della chiusura del Santuario di Lourdes disposta dal rettore Olivier Ribadeau Dumas, ha gettato nello sconforto migliaia di fedeli, ammalati e volontari, che non hanno mai smesso di affidarsi alla Vergine apparsa nella grotta di Massabielle.
Anche a Messina a causa dell’emergenza, i volontari dell’Unitalsi hanno dovuto sospendere le attività a favore dei tanti ammalati che seguono con amore e dedizione, una mancanza reciproca alla quale hanno cercato di sopperire con la vicinanza “virtuale”. “Non abbandonateci, chiamateci, ricordatevi di noi”: la reiterata richiesta di Angioletta alla presidente della sottosezione messinese Maria Giovanna Venuto, racconta il timore di queste persone, molte delle quali senza familiari che possano prendersene cura. Tra una telefonata, un videomessaggio e i momenti di preghiera proposti via streaming dall’assistente spirituale padre Giovanni Pelleriti, i volontari dell’associazione – dame e barellieri – continuano a tenere fede a quel “carisma di prossimità al dolore” che il sacerdote aveva richiamato in occasione della 28° Giornata mondiale del malato, in concomitanza della festa liturgica della Beata Vergine di Lourdes.
«I nostri ammalati hanno una fede straordinaria», ha detto, ribadendo il valore della vicinanza spirituale che si traduce in “piccoli gesti d’incoraggiamento”; con la recita quotidiana dell’Angelus, l’adorazione e la messa del giovedì e della domenica dalla sua pagina Facebook, condivide con ammalati e operatori uno spazio di prossimità esclusivo. «Prima dell’emergenza i nostri volontari assistevano quotidianamente gli ammalati raggiungendoli a casa, provvedendo alla spesa e condividendo con loro qualche chiacchiera e tanti sorrisi», racconta la Venuto. «Stare a casa? Non è cambiato nulla per noi», ci confida Antonella, che come tanti ora è costretta a rinunciare a quei pochi spazi di vita che le attività conviviali dell’Unitalsi le regalavano. Tante le iniziative annullate. Rinviato invece il pellegrinaggio a Lourdes di maggio, che si spera possa essere riprogrammato al più presto.
di Rachele Gerace – Gazzetta del Sud
Pubblicato il 25 Marzo 2020