Nell’incertezza del momento, da queste parole ci arriva tanta speranza. L’augurio per Teresa diventa forza per tutti: “Ancora con noi. Di nuovo sul treno bianco. Vuoi salire?”
Teresa. 70 anni. È difficile per la stragrande maggioranza di noi immaginare un tempo così lungo su una carrozzina senza avere la possibilità di muovere un braccio o una mano per spostare i capelli se un soffio di vento ti spettina o se un insetto si poggia sul viso.
Teresa. 70 anni. Una vita dietro una vetrata. Lontana dai banchi di scuola perché nata in un’epoca in cui la parola “inclusione” esisteva nei dizionari solo per indicare l’appartenenza di una cosa ad un’altra cosa più grande. Un tempo in cui disabilità faceva rima con pietà, vergogna e disgrazia.
Teresa. 70 anni. Una dolcezza innata, che esprime nei gesti lenti e pensati, come nelle parole scandite piano, che arrivano addosso come la più tenera delle carezze. La sua vera forza non è nelle braccia o nelle gambe. La sua forza è la sua fede. La certezza che Gesù non l’ha mai abbandonata.
Teresa. 70 anni. Una fede che disarma e sorprende. Ogni giovedì mattina lei è davanti a Gesù Eucarestia, quasi per toccarne la presenza. Contempla con il cuore. Prega con la dolcezza di chi conosce il linguaggio della tenerezza.
Teresa. 70 anni. Come tanti uomini e donne, ragazzi e ragazze bambini e bambine, che nella disabilità vivono le loro vite distanti dalle relazioni, dalla mondanità, dalla vita strapiena di impegni a cui siamo abituati normalmente. Una vita dove neanche il gesto più spontaneo è scontato. Allacciarsi le scarpe, accendere la radio, vestirsi, mangiare. Ma non sempre è così, non è così di certo quando ci sono amici, gruppi, comunità che sanno accogliere, includere, prenderti in braccio.
Teresa ha spento le sue prime 70 candeline. Lo ha fatto in parrocchia, circondata dall’affetto della comunità di Santa Maria Goretti in cui vive e con gli amici dell’Unitalsi. Un incastro perfetto, una perfetta sinfonia di sorrisi, abbracci e dolcezza. Non c’erano limiti, non c’era disabilità. Non c’erano barriere. C’eravamo noi. Noi e un sogno da realizzare: a Lourdes con l’Unitalsi.
Una lettera a lei indirizzata racconta il sentimento di riconoscenza che connota i legami forti ed autentici.
“Buon compleanno principessa! Grazie. Per la tua amicizia e per la tua presenza durante il nostro cammino. Ci sono momenti in cui la vita decide di farci meravigliose sorprese, di una magnificenza inattesa, ti fa incontrare persone speciali. E una di queste sei tu. Quella stessa vita che a volte definiamo strana. Che quanto più spesso ci dona, quanto allo stesso modo ci toglie. Prende a schiaffi la nostra esistenza senza logica, senza controllo e senza ripensamenti. E l’unica difesa che ci resta è quella di correre al riparo. E il nostro riparo sono i legami forti e autentici. Come quelli che stringono e uniscono chi oggi è qui. Comunità e Unitalsi, oltre ogni limite, oltre la disabilità e accomunati dall’amicizia in Cristo che tutto muove e tutto può.
Grazie per la tua discreta presenza, per ogni sorriso e per la fiducia libera e senza compromessi.
Grazie per la forza e per il senso di leggerezza con cui ogni giorno porti la tua croce.
Grazie perché ci insegni inconsapevolmente la bellezza dietro la sofferenza.
E non preoccuparti se a volte non sai dire a parole ciò che senti, i tuoi occhi blu sono lo specchio di un’anima che non ha bisogno di parole per essere compresa.
Grazie per la tua forza nella rassegnazione. Il tuo esempio ci insegna il coraggio per affrontare le nostre piccole croci quotidiane.
Grazie per la tua testimonianza di fede. Sei vicina a Gesù, sulla croce come Lui, paziente come Lui e partecipe con Lui della salvezza del mondo. Ci insegni, con la forza della tua fede, la meraviglia di essere comunità.
Per te, Dio è semplice. Hai piantato nell’anima quella favolosa sensazione di sapere che Lui ti ama; di sperimentare la Sua presenza quotidiana nonostante il passare inesorabile del tempo.
Sei testimonianza vivente della presenza del Suo amore. E da te impariamo chi è il Dio semplice che spesso ci sforziamo di trovare nei meandri di questa vita caotica. Ci insegni che il dolore è parte del gioco. Non una maledizione, ma qualcosa collegato con quanto la vita ci dà. La tua presenza rende migliore il nostro cammino.
È per questo che, nel giorno della tua festa di compleanno, abbiamo deciso di contribuire a realizzare uno dei tuoi sogni. L’attesa, il viaggio, un cielo sereno, l’aria fresca, l’acqua buona e la pace di quella grotta, davanti alla nostra “bella Signora”.
Ancora con noi. Di nuovo sul treno bianco. Vuoi salire?”.
Alessia Battaglia – Responsabile giovani Sottosezione di Ragusa
Fonte: insiemeragusa.it
Pubblicato il 15 Marzo 2020