Giornata Mondiale della Pace 2026. Papa Leone XIV: “apriamoci alla pace”

Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace, il Papa lancia un appello per il disarmo integrale e chiede ai governanti di scegliere “la via disarmante della diplomazia”. No a “narrazioni prive di speranza”, perché “la pace non è un’utopia”.

“La pace esiste, vuole abitarci, ha il mite potere di illuminare e allargare l’intelligenza, resiste alla violenza e la vince”. Comincia con questo messaggio rassicurante il messaggio di Leone XIV per la Giornata mondiale della pace, che prende il titolo e le mosse dal saluto pronunciato fin dalla sera della sua elezione al soglio pontificio: “La pace sia con tutti voi: verso una pace disarmata e disarmante”. A fare da sfondo lo scenario attuale, fatto di luce e di tenebre, in cui le operatrici e gli operatori di pace “ancora resistono alla contaminazione delle tenebre, come sentinelle nella notte”, nonostante il dramma di quella che Papa Francesco ha definito “terza guerra mondiale a pezzi”. Al cuore del messaggio, l’ appello per il disarmo integrale, a sessant’anni dal Concilio, e la richiesta ai governanti e ai leader religiosi di scegliere “la via disarmante della diplomazia” e del dialogo, come frutto auspicato al termine del Giubileo della speranza.

No a “narrazioni prive di speranza”. Nella parte iniziale del messaggio, il Papa mette in guardia da “una rappresentazione del mondo parziale e distorta, nel segno delle tenebre e della paura”: sono “narrazioni prive di speranza”, presentate come realistiche, che richiedono al contrario di aprirsi alla pace.

L’appello: “Accogliamola e riconosciamola, piuttosto che considerarla lontana e impossibile”.

L’analisi di Leone XIV, che denuncia come “nel rapporto fra cittadini e governanti si arriva a considerare una colpa il fatto che non ci si prepari abbastanza alla guerra, a reagire agli attacchi, a rispondere alle violenze. Molto al di là del principio di legittima difesa, sul piano politico tale logica contrappositiva è il dato più attuale in una destabilizzazione planetaria che va assumendo ogni giorno maggiore drammaticità e imprevedibilità”. La pace di Gesù risorto è invece disarmata, “perché disarmata fu la sua lotta, entro precise circostanze storiche, politiche, sociali”. Con lui, i cristiani devono “farsi, insieme, profeticamente testimoni” di questa novità, “memori delle tragedie di cui troppe volte si sono resi complici”, in un mondo dominato dall’incertezza e nel quale prevale “un grande senso di impotenza”.

Il monito.

Sì al “disarmo integrale”. “Nel corso del 2024 le spese militari a livello mondiale sono aumentate del 9,4% rispetto all’anno precedente, raggiungendo la cifra di 2.718 miliardi di dollari, ovvero il 2,5% del PIL mondiale”, i dati forniti dal Papa, che oltre all’enorme sforzo economico per il riarmo stigmatizza anche con “un riallineamento delle politiche educative”: “invece di una cultura della memoria, che custodisca le consapevolezze maturate nel Novecento e non ne dimentichi i milioni di vittime, si promuovono campagne di comunicazione e programmi educativi che diffondono la percezione di minacce e trasmettono una nozione meramente armata di difesa e di sicurezza”. “Non a caso, i ripetuti appelli a incrementare le spese militari e le scelte che ne conseguono sono presentati da molti governanti con la giustificazione della pericolosità altrui”, osserva Leone.

La pace non è un utopia. Non si possono delegare alle macchine “decisioni riguardanti la vita e la morte delle persone umane”, scrive il Papa denunciando la “spirale distruttiva, senza precedenti”, innescata dall’ulteriore avanzamento tecnologico e dall’applicazione in ambito militare delle intelligenze artificiali, che “hanno radicalizzato la tragicità dei conflitti armati”, provocando “un processo di deresponsabilizzazione dei leader politici e militari”. In quest’ottica, Il disarmo integrale è “un servizio fondamentale che le religioni devono rendere all’umanità sofferente, vigilando sul crescente tentativo di trasformare in armi persino i pensieri e le parole”.

Il monito ai credenti: “Oggi più che mai occorre mostrare che la pace non è un’utopia”, l’invito.

Diplomazia e dialogo. A quanti sono chiamati a responsabilità pubbliche spetta il compito, per il Papa, della “ricomposizione pacifica dei rapporti tra le comunità politiche su piano mondiale: ricomposizione fondata sulla mutua fiducia, sulla sincerità nelle trattative, sulla fedeltà agli impegni assunti”, tramite l’avvio di “intese leali, durature, feconde”.

In un tempo “di destabilizzazione e di conflitti, occorre motivare e sostenere ogni iniziativa spirituale, culturale e politica che tenga viva la speranza, contrastando il diffondersi di atteggiamenti fatalistici, come se le dinamiche in atto fossero prodotte da anonime forze impersonali e da strutture indipendenti dalla volontà umana”. Se infatti “il modo migliore per dominare e avanzare senza limiti e seminare la mancanza di speranza e suscitare la sfiducia costante, benché mascherata con la difesa di alcuni valori”, a una simile strategia “va opposto lo sviluppo di società civili consapevoli, di forme di associazionismo responsabile, di esperienze di partecipazione non violenta, di pratiche di giustizia riparativa su piccola e su larga scala”, come auspicava già Leone XIII nella Rerum Novarum.

servizio di M.Michela Nicolais, AgenSir.it


Pubblicato il 18 Dicembre 2025