Domenica 26 ottobre i referenti giovani dell’Unitalsi Triveneta si sono ritrovati con alcuni presidenti e Assistenti, insieme alla responsabile nazionale Biancamaria Spada, per una giornata di riflessione e dialogo sul proprio cammino associativo. Una cinquantina di persone provenienti da tutti i territori, con in più Federica, marchigiana, che ha coinvolto tutti con il suo entusiasmo. Insieme si sono raccontati, confrontati, ascoltati, hanno suggerito, analizzato, proposto.

Ne è emersa una inaspettata mescolanza di storie, richieste di relazioni autentiche, bisogno di testimonianze credibili, necessità di sentirsi accolti e formati per quel che poi diventerà servizio. Si è provato a pensare a come portare l’esperienza di Lourdes nelle strade, nella quotidianità delle vite giovanili, uscendo dalle abituali e confortevoli sicurezze, arrischiando un approccio che a volte si ritiene superfluo senza tener conto che, forse, qualcuno sta solo aspettando di essere invitato. Si è anche detto di far tesoro della storia del nostro fondatore, un ragazzo poco più che ventenne la cui vita è cambiata dopo aver sperimentato quanto, gesti parole e relazioni, possano essere importanti non solo per le persone malate ma per tutti. Sta a noi riproporli, gli stessi gesti, come la ritessitura di una umanità ferita, a cominciare dalle nostre stesse fragilità.
E’ stato sottolineato come non si debba dare per scontato che il pellegrinaggio, per un giovane che viene per la prima volta, sia sempre e solo una immersione nella spiritualità e nella fede; forse qualcuno ci viene per evadere dalla routine, per farsi qualche giorno di vacanza, per trovare nuove amicizie: ma è poi lì, davanti a una Grotta fatta di carne più che di pietra, dove molto spesso non si cerca la guarigione per sé ma la forza di andare avanti nella quotidianità e dare un senso alla propria esistenza, che poi qualcosa smuove le coscienze e si apre a nuove prospettive.
Ci sono, certo, delle difficoltà: la fatica a volte di farsi accogliere per quello che si è, con sensibilità esuberanze e richieste che non sempre vengono capite, con la possibilità di osare e anche di sbagliare; l’esigenza di sentirsi inseriti all’interno di una vita associativa che si conosce poco; i costi impegnativi; qualche parroco che va per la sua strada; lo sforzo richiesto di condividere tanti percorsi contemporaneamente… Pur in tutto questo emerge però una gran voglia di positività, di entusiasmo, di sorriso, di essere protagonisti di una storia che, al di là delle aspettative, consegna alle nostre mani voci cuori e vite, la potenzialità di essere il cambiamento. La Messa conclusiva ha significativamente aperto a nuove considerazioni, dal momento che il brano evangelico della domenica riproponeva il diverso comportamento del fariseo e del pubblicano: un’occasione in più per raccontarci la necessità di non credere che basti rispettare la forma o l’osservanza delle regole per sentirsi a posto, ma che valga molto di più la verità del cuore, amando e sentendoci amati.
I referenti giovani del Triveneto
Pubblicato il 28 Ottobre 2025








