F1, Andrea Stella (McLaren) e volontario Unitalsi: “Lourdes ti cambia la vita”

L’ingegnere italiano protagonista in Formula 1 è cresciuto in parrocchia: “Ero volontario Unitalsi: con malati un’esperienza indelebile che mi ha segnato”.

La sua è una storia che parte da lontano, in un quartiere periferico di Orvieto dove l’unico momento di condivisione fra giovani era la parrocchia con l’annesso oratorio. Da lì Andrea Stella, il team principal della McLaren che ha appena vinto il campionato del mondo costruttori F1 per la seconda volta di fila, si è formato dal punto di vista umano: «Ero volontario Unitalsi, accompagnavo i malati a Lourdes, è stata una esperienza fantastica e incredibile che umanamente ti insegna tante cose» si fa sfuggire mentre corre via a ringraziare tutti i membri della scuderia dopo la conquista mondiale. Perché Andrea Stella rappresenta quella parte bella della F1, quella in cui non si dimenticano le origini e, da italiano all’estero, si diventa il punto di riferimento in un ambiente dove l’italianità è vista e considerata poco o niente: «Eppure in McLaren siamo circa 40 italiani, che operano in vari settori, e tutti inseriti perfettamente nell’organico» ci dice l’ingegnere umbro.

Secondo titolo consecutivo e per giunta con sei gare di anticipo. «L’anno scorso abbiamo vinto all’ultima gara battendo la Ferrari, la squadra da cui provengo (è in McLaren dal 2015 quando seguì Fernando Alonso nel team inglese, ndr). Non è stato facile bissare, abbiamo visto che ci sono tre team in grado di vincere, abbiamo avuto un campionato intenso. Il segreto per cui lo abbiamo vinto in anticipo? È perché siamo stati i più regolari, a volte dominanti, con una sequenza di quattro doppiette in un certo momento della stagione. Un risultato possibile solo grazie al grande lavoro di tutti gli uomini e le donne della McLaren. Siamo riusciti in qualche modo a migliorare la macchina dell’anno scorso, questo anche grazie a scelte impegnative dal punto di vista del coraggio tecnico, perché è stata una macchina innovativa rispetto a quella di un anno fa, con innovazioni che noi stessi abbiamo considerato al limite della nostra conoscenza ingegneristica. Abbiamo trascorso un inverno sperando di non essere stati troppo “coraggiosi” con certe scelte tecniche e sono particolarmente orgoglioso perché questo approccio è stato ripagato. Mille persone sono state coinvolte in questo tipo di risultati, ma certamente c’è ancora molto da fare per continuare a vincere. Nelle ultime tre gare abbiamo visto che non è facile farlo e poi adesso dobbiamo supportare Lando e Oscar nella loro lotta per il mondiale piloti, dove tra l’altro c’è anche Verstappen che è un avversario pericoloso».

Quindi nessuna distrazione, anche se la paura è che fra i due qualcosa possa succedere, le avvisaglie ci sono tutte: ruotate in partenza (vedi Singapore), polemiche (vedi Monza con la restituzione della posizione a Norris che l’aveva persa ai box), dichiarazioni a denti stretti: (Piastri: «non capisco perché debba farlo»). Gestire due galletti in questo pollaio non sarà facile, anche perché nessuno fra Norris e Piastri ha mai vinto un mondiale e non hanno l’esperienza di Verstappen, che ne ha vinti quattro… «Gestiremo le cose con coscienza e rispettando le regole – continua Stella – anche se in pista poi toccherà ai piloti». La corsa iridata 2025 è finita per il titolo costruttori, ma c’è un 2026 da inventare, cosa potrà accadere nel prossimo futuro? «Nessuno molla in vista del prossimo anno, noi no di sicuro. Le ultime sei gare le guardiamo con segnali incoraggianti, ma non possiamo distrarci perché dobbiamo consentire a Lando e Oscar di compiere la loro corsa nel mondiale piloti». Come dire un occhio al presente e uno sguardo al futuro…
Ma dal punto di vista umano, cosa rappresenta per Andrea Stella, italiano al vertice di una squadra inglese, vincere due mondiali di fila? «È un momento di felicità e di orgoglio, soprattutto per aver contribuito a quella che è la storia di un team così prestigioso come la McLaren, quando aggiungi dei trofei in bacheca è un momento emozionante perché vedi lì schierati tutti quelli vinti in passato. Qualcuno di questi adesso porta anche il nostro contributo. Ripeto, personalmente è un momento di orgoglio e di felicità, ma non perdiamo mai la gratitudine per coloro che sono arrivati prima di noi e hanno contribuito a questa storia incredibile di cui io, modestamente, ho solo aggiunto un altro tassello grazie anche al lavoro di tutti». Andrea Stella, bravo e umile, un complimento che fa arrossire il manager umbro: «Prendo il complimento ma lo condivido con il team, perché siamo una squadra di mille persone e ognuno ha dato il suo contributo. Da soli non si va da nessuna parte». E questo lo ha imparato da volontario Unitalsi quando il suo apporto è stato importante e utile per chi ne aveva bisogno. Una lezione di vita portata a 300 all’ora nel mondo dove la parola solidarietà viene pronunciata a bassa voce. A meno che non ti chiami Andrea Stella.
di Paolo Ciccarone, Avvenire 


Pubblicato il 21 Ottobre 2025