“Le mie Olimpiadi? I viaggi verso Lourdes. Quel che dai ritorna sempre”

Intervista a Stefano Podini, Presidente Federale della pallamano, imprenditore e volontario Unitalsi

Le aziende di famiglia, le fiaccole delle Olimpiadi, la presidenza federale della pallamano. Stefano Podini, bolzanino, dal 1995 sale sui treni per Lourdes con i volontari di Unitalsi. A sessant’anni precisi si e concesso un avventura: da Panama alle Galapagos in barca a vela. In testa aveva un passo di Erri De Luca: “I viaggi sono quelli per mare con le navi, non con i treni”. Detto fatto. Poi ci sono quelli dell’anima. E anche dei corpi.

Dal 95 Stefano Podini sale sui treni per Lourdes. Non ci va da solo. Per ore in stazione a Bolzano, con gli altri volontari di Unitalsi, si mette alle carrucole e fa salire i malati gli infermi sui loro lettini. Poi trenta ore di viaggio. «Le guardie notturne sono le ore dove non c’è più tempo per le stupidaggini. Stai li, li guardi, e speri che non succeda nulla e che riposino…», Erri De Luca, se mai capitasse su quei convogli della fede e della speranza, cambierebbe idea sul senso del viaggio: anche il treno può essere una vela sul mare. Stefano Podini e il più giovane dei tre fratelli, gli altri sono Giovanni e Alex. Sono quelli che hanno preso sulle spalle l eredita del patriarca, Giancarlo. Arriva da lui questo schema esistenziale di mettere insieme le aziende con i loro profitti e l orizzonte della carità e del sociale. Sara la matrice cristiana e democristiana dell’iniziatore, quel coniugare religione, politica e economia provando a tenere insieme la società. Stefano si e preso l’azienda di Nogarole, 50 milioni di fatturato, che produce latte in polvere. E la parte energetica della holding.

Partiamo dallo sport? Magari sì. Non so neanche per quanti anni sono stato dentro.
Proviamo. Almeno 40 anni in mezzo alla pallamano. Ho iniziato giocando. Io sono del 62 e ho preso la tessera agonistica nel 77.
Presto, no? Abbastanza. Avrei voluto giocare sempre. E anche avere il tempo per salire di livello, fare cose importanti. Farmi dire: ecco, che bravo. E puntare alla nazionale.
Invece? Sono partiti gli incarichi. Per otto anni presidente della Lega, per sei vicepresidente della Federazione nazionale, adesso presidente.
E a Bolzano? La mia squadra. Con il Bolzano si è vinto di tutto. L’ho presa in mano nel 2010, la società.
Con quali risultati? Una quindicina di titoli. Tra gli scudetti, le coppe Italia, le super coppe. Una bella cavalcata.
La Juventus della pallamano…Ci siamo vicini.
Poi il resto. La novità e che sono ambasciatore dell Ordine di Malta in Cambogia.
Cioè il Sovrano ordine? Quello. Ha la dignità di uno Stato. Infatti ha 106 ambasciatori per le centinaia di nazioni che hanno rapporti con noi e ci riconoscono. e dal 2009 che lavoro con l’Ordine. Adesso ho un impegno.
Di che tipo? Parto per Singapore. Ci sarà l’assemblea degli ambasciatori per l’Asia e il Sud Est asiatico.
C’entra l’Ordine con la tradizione di volontariato della famiglia? C’entra. Tra i maltesi si entra per lavorare. Ci sono centinaia di iniziative di sostegno e aiuto ai Paesi in via di sviluppo e una trincea della solidarietà che riesce magari meglio di altre perché ha una autorità storica e tesse relazioni diplomatiche con gli Stati. A livello di governi. Proprio così. Senza intermediazioni. Trattiamo con i ministeri e direttamente con le centrali di sostegno alle popolazioni.
L’idea di Lourdes come nasce? Qui. Con alcuni amici si era pensato di mettere insieme una piccola squadra e andare in Bosnia da Bolzano a dare una mano con la nostra Croce Rossa.
Fatto? No. Perché a un certo punto, della potenziale squadra ero rimasto lo io. Poi mi ha parlato mia mamma Isabella. E anche mia zia, che e una suora, suor Elena. Hanno buttato li: perché non Lourdes? E’ stato l’inizio.
Partito come? Con un primo pellegrinaggio insieme a loro. Era 1995.
Che succedeva? Si andava a prendere i malati e i disabili nelle case di riposo. Insieme, li si aiutava a salire sui vagoni in partenza. Quelli che non riuscivano a muoversi si trasportavano all interno degli scompartimenti con le carrucole. Trenta ore di viaggio. Con assistenza giorno e notte. Ci davamo i turni. Non scorderò mai il primo viaggio. E pure l’ultimo. Insomma, tutti.
Si va a Lourdes per via dei miracoli? Mah, non e detto. Si va perché c e di mezzo la fede. E la preghiera. Il suo miracolo?
Un giorno ho incontrato un body builder. Il suo dramma era stato un errore con gli anabolizzanti. In sedia a rotelle si era deciso a venire a Lourdes. Mi ha detto: mi voglio suicidare, non ce la faccio più. Provo quest ultima cosa e poi lo faccio.
Lo ha fatto? Non lo ha fatto. Ha visto piangere gli altri. Ha guardato centinaia di persone che pregavano perchelui e gli altri infermi potessero guarire, ha ascoltato i canti, ha visto la piscina. e tornato e ha provato a vivere.
Dunque? Si è laureato, aiutato da mio zio Gaetano Gambara, all’Upad. Ha fatto esami, ha studiato. Adesso lavora in Provincia.
Dice che quello e stato un miracolo? Sì, lo è stato.
C’è qualcosa di suo padre in tutto questo? Beh, direi. e morto il 4 maggio di quest anno. Ci ha insegnato due cose: la grinta imprenditoriale per farci conoscere i mercati e capire le persone. E poi, che la grinta la si va a prendere dall’energia che ti arriva dal fare del bene agli altri.
Dove le arriva l’energia? Come a Lourdes, Le preghiere, la riconoscenza che giunge dalle persone a cui hai dato una mano, eccola l’energia. Mi ricarico cosi.
La passione per lo sport aiuta?
Moltissimo. Nello sport si lavora insieme.
Come Malagò, l’ex presidente del Coni? Ormai un amico.
Lei ha una collezione di torce olimpiche e ci ha fatto anche un bel libro. Che cosa pensa quando selle guarda?
Mi chiedo se siano solo strumenti per trasportare la fiamma olimpica.
Lo sono? Non solo. Ogni Paese ospitante ci mette la sua identità. La cultura, le tradizioni. E poi restano i valori. Dai tempi di Olimpia sono un simbolo. Raccontano che c e la possibilità, sempre, di vivere in pace.

di Paolo Compostrini, Alto Adige

 

 


Pubblicato il 1 Ottobre 2025