“Ho visto un’immagine di Chiesa sinodale: in cammino, chiamati dal Signore, spronati da Maria, uniti dal Battesimo, nutriti dall’Eucaristia, amati da Dio e chiamati a condividere questo amore”
Anche quest’anno ho vissuto il pellegrinaggio diocesano a Lourdes con l’Unitalsi come un dono di grazia. Fin dai primi momenti del viaggio in treno si è creata un’atmosfera comunitaria tra i partecipanti, che si è estesa, poi, con la prima celebrazione al santuario mariano anche a tutti gli altri pellegrini, arrivati nel frattempo con l’aereo.
Nel corso di pochi giorni trascorsi insieme abbiamo vissuto una breve, ma intensa esperienza di alcuni aspetti fondamentali della Chiesa. Ciascuno si è messo in cammino seguendo la propria motivazione, ascoltando il proprio bisogno, con la propria preghiera nel cuore, tutti a partire dal proprio legame con Gesù e con Maria. In un certo senso “chiamati” da un motivo di fede e di speranza, da pellegrini ci siamo trovati insieme, senza esserci scelti, ma subito disposti a condividere l’esperienza, a tratti impegnativa, forse anche faticosa, percependo che la meta comune ci accomunava, in modo misterioso e vero. È questo un piccolo segno della grazia del Battesimo, che lega tutti i cristiani tra di loro proprio grazie al loro legame profondo con Cristo nel Sacramento. Tutto quanto abbiamo vissuto insieme, allora, ha realizzato, espresso e manifestato questa comunione, dalle celebrazioni eucaristiche ai momenti conviviali, dalle processioni alla preghiera del rosario alla grotta, dalla condivisione dei pasti ai momenti più privati e raccolti. La fede è stata, dunque, il fondamento della preziosità e della ricchezza dell’esperienza: scoprire passo passo di essere amati dall’amore infinito di Dio che ci ha donato in Maria madre di Gesù una mamma vicina e premurosa, e saperci chiamati pur nelle prove (talvolta molto pesanti) della vita a una vita che nel Risorto vince anche la morte, ha dato luce al cammino di tutti. E il modello di fede che si è respirato a ogni passo è quello di santa Bernadette e i suoi dialoghi con la “Bella Signora”: fede semplice, pura, tenace.
Stiamo vivendo l’anno giubilare, e anche il santuario di Lourdes ha scelto di farsi guidare dal tema “Pellegrini di speranza”. A questo è stato dedicato anche un cammino profondo e suggestivo, come un breve pellegrinaggio nel pellegrinaggio.
L’atmosfera è differente da quella del pellegrinaggio giubilare a Roma, con al centro il passaggio della Porta santa. Ma il richiamo alla speranza a Lourdes è veramente potente e significativo. In ogni passaggio, in ogni luogo, in ogni gesto è quasi fisicamente palpabile la speranza che muove i pellegrini. Speranza di guarigione, nel corpo e nello spirito, speranza di riconciliazione, speranza di bene per familiari presenti o assenti, speranza di una vita buona e in pienezza. E l’invocazione che viene spontanea a Maria quale “Madre di speranza”, e assieme “Regina della pace”, albergava nei cuori e brillava negli sguardi, prima ancora di risuonare nella voce e nel canto, al tempo stesso supplica e lode. Di fronte al male e alle ingiustizie, alle tragedie che fanno sanguinare questo nostro tempo così buio e difficile, può essere proprio la preghiera semplice di tante persone ammalate, deboli, fragili, e di tante che con loro sono in cammino di vicinanza e di cura, a far brillare la speranza mite, forte, necessaria, dono di Dio.
Durante un momento di condivisione tra pellegrini l’ultima sera insieme, mi ha colpito che più di una persona, provata dalla vita in molti modi, abbia ringraziato perché “a Lourdes siamo tutti uguali”. Non c’è discriminazione o derisione, ci si prende cura gli uni degli altri, tutto è vissuto con grande professionalità e competenza, ma con una leggerezza di amicizia e anche di allegria che sorprende e conforta il cuore. Tutti uguali, perché uniti dallo stesso amore, dalla carità di Cristo, di Maria e dei santi. Tutti uguali, perché tutti disposti a esserci con e per gli altri, senza chiudersi in se stessi, e con la forza che viene dalla condivisione. Tutti uguali perché accomunati dalla infinita dignità di ogni persona umana, in ogni condizione, in ogni istante della vita: figli amati, fratelli e sorelle tutti, sempre, senza barriere o esclusioni. Molti danno moltissimo di sé affinché questo possa avvenire durante il pellegrinaggio: sorelle e barellieri, medici e infermieri, sacerdoti e famigliari degli ammalati, tanti che curano in molti modi la possibilità di partecipare al pellegrinaggio anche a persone bisognose di cure e attenzioni impegnative. A tutti voglio far giungere il mio sincero grazie.
Ho visto un’immagine di Chiesa sinodale: in cammino chiamati dal Signore, accompagnati e spronati da Maria, uniti dalla vocazione del Battesimo, rinfrancati dalla possibilità sempre nuova di Riconciliazione, nutriti e plasmati dall’Eucaristia. Dotati del dono sempre nuovo della fede, della speranza e della carità, e “tutti uguali”, amati da Dio, chiamati a condividere con tutti questo amore.
Pubblicato il 11 Settembre 2025