La XXV minicrocera all’Isola del Giglio dell’Unitalsi Sovana

Come di consueto, anche quest anno l’Unitalsi Sovana ha invitato, il primo mercoledì del mese di luglio, la comunità unitalsiana della Regione Toscana ad aderire alla minicrociera all Isola del Giglio.

La risposta è stata immediata, non si è fatta attendere e il due luglio la motonave “Revenge” della compagnia di navigazione Maregiglio è salpata dal molo di Porto Santo Stefano alla volta dell’isola con un carico prezioso: 338 persone, animate dallo spirito di fraternità, di solidarietà, di speranza, di gioia nella condivisione che abbiamo potuto leggere negli occhi di tutti coloro che hanno partecipato. Segnaliamo i due pullman giunti uno da Santa Fiora e uno da Castell’Azzara, Sorano. Pitigliano, nonché i pullman arrivati da Pisa, Prato e Fiesole. Una giornata trascorsa in una delle perle dell’arcipelago toscano all insegna delle bellezze naturali, del connubio tra uomo e natura che porta a lodare e onorare Dio. Accompagnati da don Tito, assistente dell’Unitalsi Pitigliano – Sovana – Orbetello, da don Renato Rotellini, uno dei vicari della diocesi di Siena, da don C Fabiano Fabiani, vice assistente regionale Unitalsi Toscana, don Luigi Dell Arco, assistente della sottosezione di Prato, don Gino Governi, parroco di Santa Fiora, dal presidente della sezione di Pitigliano Mauro Schiano, dal presidente della sezione di Grosseto, dai presidenti delle sezioni di Pisa, Prato e Fiesole, siamo stati accolti con assoluto affetto e disponibilità, creando un ponte immediatamente comunicativo, amichevole e collaborativo da don Giuseppe Bonardi, francescano t.o.r. in servizio al Giglio nella chiesa del Porto intitolata ai Santi Lorenzo e Massimiliano, dove si è celebrata la Messa.

Don Giuseppe ci ha donato un piccolo excursus storico sulla vita dei Santi patroni dell’Isola del Giglio, soprattutto in riferimento a quella di San Lorenzo, esistenza spesa per i poveri, i bisognosi, gli infermi che costituivano “il suo vero tesoro”.
La Messa è stata officiata da don Renato Rotellini, concelebrata dagli altri sacerdoti, mentre don Tito ha guidato il coro dell’Unitalsi in canti e inni. Don Renato ha ricordato il libro della Genesi, in particolare la figura di Abramo, che rappresenta il modello della fede per i credenti; è una figura paradigmatica la quale ci insegna che mettere insieme i pezzi della vita richiede un profondo atto di fede, accettando la chiamata di Dio e lasciandosi guidare verso un destino più grande, anche quando non si conoscono i dettagli del percorso. La misericordia del Signore è immensa e la bellezza sta nell affrontare ciò che ci sembra impossibile secondo i nostri criteri, affidandoci alla preghiera che costituisce la nostra forza. Durante la celebrazione, emozionati, con occhi lucidi e con grande fierezza data dalla determinazione, don Tito e Mauro Schiano hanno evidenziato il grande e non così scontato traguardo raggiunto oltre ogni aspettativa: venticinquesimo anniversario della Minicrociera all isola del Giglio, resosi possibile grazie all’Unitalsi di Pitigliano Sovana – Orbetello che si prodiga con il suo consiglio e i suoi volontari per rendere possibile questo incontro annuale. Obiettivo raggiunto grazie anche alla società armatori della Maregiglio, i quali ci hanno aiutato e mai abbandonato, prodigandosi nel corso degli anni per un ottima riuscita, sotto tutti gli aspetti, dell’iniziativa. E proprio per tale motivo, la famiglia dell’Unitalsi, nella specie i ragazzi, hanno voluto dedicare e consegnare alla moglie di uno degli armatori Libero Schiaffino, purtroppo non più fisicamente con noi, una pergamena di ringraziamento evidenziando il grande cuore di Libero, la sua disponibilità, la sua gratuita e generosa attenzione verso i più deboli. Un attenzione manifestata nelle tante iniziative nel quale si esprimeva affermando che occorreva «Fare bene il Bene» e soprattutto farlo a chi ne ha più bisogno.

L’Unitalsi è un associazione che si occupa da più di 120 anni in tutte le sue iniziative ad aiutare il prossimo e a sostenerlo nei momenti di grande difficoltà. La sua lunga storia è fatta di opere nate per essere al servizio della vita, a partire da quella dei più piccoli fino a quella delle persone più anziane al fine di ritrovare la speranza o anche solo la consolazione. Si sperimenta l’importanza del camminare accanto, dello stare insieme, dell’instaurare legami destinati a durare nel tempo. Le persone con disabilità o attanagliate dalla solitudine sono parte integrante della nostra realtà. Sentirle «noi, non loro», è la misura della nostra capacità di testimoniare l’amore di Dio verso ogni persona. Non si tratta quindi di un sentimento di compassione o di mera carità, quanto piuttosto di saper riconoscere l’unicità che caratterizza ciascuno. E qui svolge un ruolo importante l’empatia che sa costruire ponti laddove ci sono distanze. È la pietra miliare dell’essere parte di una comunità in cui ognuno è diverso. L’empatia infatti unisce indipendentemente dalle differenze individuali, anzi le valorizza e rende possibile un confronto costruttivo aprendo alla curiosità e al desiderio di conoscenza e comprensione degli altri per ciò che sono. E ricollegandoci proprio a questo modo di sentire e provare, come ci hanno ricordato in modo corale sia don Tito che Mauro Schiano durante la Messa, l’Unitalsi nasce nel 1903 di fronte alla grotta di Massabielle, da un gesto di grande disperazione, di sofferenza nel corpo, ma soprattutto di tormento nello spirito del giovane Tomassi affetto da una forma artritica acuta e irreversibile che lo obbligò a stare in carrozzella negli ultimi anni della sua vita. Siamo, appunto, nell’agosto del 1903 quando il Tomassi, avendo saputo dell’organizzazione di un pellegrinaggio a Lourdes, decide di parteciparvi con una intenzione ben precisa: suicidarsi ai piedi della Madonna con una pistola nascosta nella sua tasca se non avesse ottenuto la guarigione. Accade però che, giunto alla Grotta dove l’Immacolata era apparsa a Santa Bernadette, viene colpito dalla presenza dei volontari che aiutano i malati ad entrare nella Grotta per pregare e percepisce appieno che la condivisione amorevole dei volontari dava conforto, speranza e serenità ai sofferenti.

 

Per tutti i giorni del pellegrinaggio è sconvolto, tormentato e pensieroso. Non ottiene il miracolo della guarigione del corpo, ma ottiene certamente quella dell’anima e non attua il suo proposito di suicidarsi. Al momento del rientro, consegna la pistola e afferma: «Ha vinto la Madonna! La Vergine ha guarito il mio spirito. Se Lourdes ha fatto bene a me, farà bene a tanti altri ammalati». Così al suo rientro a Roma manifesta la volontà al vescovo e al giovane sacerdote che lo accompagna, don Angelo Roncalli, poi papa Giovanni XXIII, l idea di fondare una specifica associazione che prenderà il nome di Unitalsi. Al termine della Messa, la giornata si è svolta con la consueta visita al porto per poi risalire sul Revenge dove il comandante e i suoi collaboratori ci hanno accolto con un pranzo accompagnato da un indimenticabile giro dell’Isola del Giglio. Siamo poi scesi nuovamente per bagnarci nelle sue splendide acque cristalline gioendo nello stare insieme. La giornata si è conclusa con il ritorno a Porto Santo Stefano e il viaggio è stato animato da giochi e canti che hanno coinvolto bambini, malati e persone adulte. Tutto questo ha fatto da coronamento ad un giorno dove l’empatia e l’amicizia hanno superato la solitudine e la mancanza di solidarietà umana.

di Ludovica Caruso, Confronto


Pubblicato il 10 Luglio 2025