Quando le Sorelle unitalsiane erano chiamate «Dame di carità», così iniziava un libricino loro dedicato: «Maria e Marta!»
La prima nella contemplazione; la seconda nell’attività prodotta da intenso amore. L’oggetto di questi sentimenti è Gesù ed un ammalato … Con l occhio di queste due nobili figure del Vangelo, diamo qualche norma per le nostre Dame di carità. Nelle sorelle del Vangelo esaminiamo: l’amore attivo, la esplicazione di questo amore, le sue finalità.
Una chicca di educazione disciplinata rivolta all amore rispettoso per il prossimo, per un prossimo dolente e sofferente nel quale un sentimento di sincera carità vedeva il volto stesso del Cristo. Una data, quella della diffusione di queste «Norme», le rende ancor più avvincenti; sfogliandone le pagine, sembra di sentire il rumore e il clima del tempo. Era infatti il 1942, oltre ottant’anni fa. Il mondo annaspava travolto dalla guerra, dall’eco della distruzione e del dolore nei corpi e nell’anima, dal turbamento delle coscienze dubbiose per le scelte costrette dagli eventi. Sappiamo che, nella storia dell’Unitalsi, i pellegrinaggi non si fermarono durante la guerra; fu solo per sicurezza che privilegiarono i luoghi di culto italiani rispetto a quelli stranieri, ma mai venne meno il bisogno di mettersi in cammino. «Verso gli ammalati ogni cuore ben nato sente spontanea la compassione. … Per santificare questo sentimento bisogna elevarlo con la fede». Con questa concretezza e semplicità veniva richiamato un caposaldo unitalsiano rivolto al volontariato: ogni volontario alimenti la propria fede, la pratichi, la sperimenti per portare ad incontrare il Signore chi si affida all Associazione.
L’amore del quale si parla non è solo «affettivo», ma anche «attivo», imitando così non solo Maria, ma anche Marta. Occorre che ciascuna si dia da fare, «… in modo che nessuna delle compagne possa lamentare: -Perché mi lasciate sola a lavorare? …». Anche il servizio con e per i malati deve essere svolto secondo il principio della equità; solo così si eviteranno discussioni e dissapori fra le Dame di allora e leSorelle di oggi, nel rispetto delle naturali inclinazioni e delle disponibilitàpersonali. Con quale approccio accoglierei bisogni del corpo e dello spirito? Compassione, attenzione, sì, ma «… Ci vuole però prudenza. Guardarsi dall esagerareanche nelle esortazioni e nella preghiera. Il troppo stroppia». Bisogna anche stare in guardiadall eccesso di confidenza, perché«certi segreti si ama tenerli per sè». Rispettare ledistanze, come evitare di oltrepassare il confine, non è solo esercizio di bon ton o una scappatoia per evitarecoinvolgimenti emotivi, piuttosto la coerenza di un impegno rivolto alla persona, senza «approfittare» delle sue fragilità perinvaderne l intimità. «… Guardarsi dall assicurare miracoli o grazie straordinarie ..» continua più avanti con tono che non ammetterepliche, perché è corretto dare sostegno alla speranza, ma regalare la certezza è una trappola insidiosa. In tredici pagine in formato tascabile, sta la somma di principi, intenzioni, azioni che allora come ora sono i «fondamentali» che abbracciano l intero mondo del volontario unitalsiano.
Silvana Olmomenato, Unitalsi Torino
Pubblicato il 8 Aprile 2025