L’Associazione presente a Trieste all’appuntamento annuale organizzato della Conferenza Episcopale Italiana
Dal 3 al 7 luglio 2024 si è svolta la 50a settimana sociale dei cattolici in Italia dal titolo “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”. Un programma fittissimo di iniziative e incontri, iniziato il mercoledì pomeriggio con l’intervento del presidente Mattarella e chiuso dalla visita di Papa Francesco che ha celebrato in piazza Unità la S. Messa conclusiva.
Ad UNITALSI, insieme ad altre associazioni, è stato chiesto direttamente dalla direttrice della Pastorale delle Persone Disabili suor Veronica Donatello, di potersi rendere disponibili ad essere presenti nei tre stand predisposti in piazza sant’Antonio Taumaturgo ed, eventualmente, anche a gestire con dei pulmini attrezzati i trasferimenti all’interno della città. Presidenza Nazionale e, per essa, la presidente e il Consiglio di Sezione Triveneta hanno manifestato il loro sostegno all’iniziativa che ha visto una decina di volontari alternarsi agli stand.
La calda accoglienza e l’amicizia di Patrizia Travini, presidente della sottosezione triestina, ci ha reso da subito tutto più facile. L’impegno principale è consistito nel presenziare all’interno di alcuni gazebo illustrando le finalità e le attività dell’Associazione. Suor Veronica ci aveva suggerito un verbo: “provocare”, cioè, cercare di rendere tutti consapevoli di quanta ricchezza possa esserci anche in ciò che cataloghiamo come “altro” da quanto consideriamo la normalità. Proprio per questo Enrico e Massimo hanno attrezzato l’angolo dei “Diversamente ottici: cambia il tuo sguardo con il clown Lentino e i suoi aiutanti”: cinquanta differenti e spiritosi tipi di occhiali con lenti di ogni sorta per coinvolgere il pubblico nel considerare punti di vista alternativi e nuove prospettive sul mondo che osserviamo. Del resto, è proprio Bernardette che racconta dello sguardo particolare e tenerissimo di Maria dicendo:” Mi ha guardato come una persona”. Ma la vera bellezza, che è davvero democratica perché per tutti e di tutti, anche se non sempre ce ne rendiamo conto, è stata riscoprire ancora una volta quante ricchezze fioriscono in mezzo a noi, quante esperienze, quanto bene, quanto lievito che si sparge nel mondo per dargli calore e vita.
Abbiamo conosciuto una ragazza argentina giunta da Varsavia, dove vive con il marito, venuta a Trieste per illustrare le iniziative di una comunità internazionale di giovani economisti ed imprenditori impegnati in un processo di dialogo e di cambiamento globale che sostengono un’economia ispirata a Francesco d’Assisi, “un’economia amica della terra, un’economia di pace”. Detta così può sembrare poca cosa ma se davvero prendesse piede rivoluzionerebbe i rapporti internazionali. Accanto a noi una responsabile degli ingressi alla Basilica di Aquileia che ha progettato al suo interno dei percorsi specifici per carrozzine, per ipovedenti, per sordi. Ma potremmo citare tantissimi altri esempi: da “La nostra famiglia” a “l’Opera don Orione”, dalla cooperativa “Oltre l’arte” di Matera al Piccolo Cottolengo Friulano; dalle associazioni che propongono energie rinnovabili a chi si occupa dell’integrazione dei migranti. Tante, tantissime e sorprendenti bellissime perle di una lunga collana di partecipazione e di abbracci reciproci. Ma per riassumere nel migliore dei modi il fil rouge che tiene unito il tutto, vorrei in conclusione citare le parole del messaggio conclusivo di Papa Francesco:
“Una democrazia dal cuore risanato continua a coltivare sogni per il futuro, mette in gioco, chiama al coinvolgimento personale e comunitario. Sognare il futuro. Non avere paura. Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili. Appassioniamoci invece al bene comune. Ci spetta il compito di non manipolare la parola democrazia né di deformarla con titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione. La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale. Come cattolici, in questo orizzonte, non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Ciò significa non tanto di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. No. Dobbiamo essere voce, voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce.”
di Roberto Maurizio, Consigliere Nazionale
Pubblicato il 9 Luglio 2024