Da venerdì 12 a domenica 14 aprile si è tenuto, ad Assisi, il primo pellegrinaggio
Da venerdì 12 a domenica 14 aprile si è tenuto, ad Assisi, il primo pellegrinaggio giovani Unitalsi della sezione Toscana dopo il lungo periodo di stop causato dall’emergenza pandemica. Per il gruppo pistoiese, nonostante per nessuno di loro fosse la prima volta, è stato sicuramente molto emozionante.
Si è trattato, infatti, della ripresa dei pellegrinaggi dei ragazzi, fermi ormai dal 2019 e, inoltre, di una meta completamente nuova rispetto a Loreto che ha sempre fatto da sfondo a questo evento. Se dovessimo racchiudere in due parole i sentimenti che più hanno caratterizzato questi tre giorni useremmo: gioia e serenità. Abbiamo, infatti, chiesto ad alcuni giovani della sottosezione di Pistoia un loro parere. Simone ha così risposto: «un esperienza breve ma intensa, bellissima, piena sia di gioia che di spirito di condivisione. Una pausa dalla vita“reale”e frenetica ma che porta a spogliarci dei nostri problemi, paure ed insicurezze, dei luoghi comuni verso le persone con disabilità, così come San Francesco si è spogliato delle sue vesti e dei suoi averi». Alessio, invece, ha detto: «Il pellegrinaggio ad Assisi sulle orme di San Francesco è stato un momento di profonda riflessione su ciò per cui siamo chiamati dalla Chiesa, in particolar modo in quanto giovani dell’Unitalsi: aiutare chi ha più bisogno, mettersi al servizio del prossimo seguendo gli insegnamenti del Vangelo e diCristo. L’essere solo noi ragazzi insieme ai malati ha fatto sì che questa esperienza creasse un legame più stretto e instaurasse una riflessione fonda su quanto stavamo facendo». Diletta ci ha raccontato:«Assisi è una città che dona un senso di pace in descrivibile e questo è stato il sentimento condiviso credo da tutti. Quando si parte per un pellegrinaggio si lasciano a casa tutte le preoccupazioni, le ansie, le frenesie della vita quotidiana e ci si immerge in un clima di serenità e di felicità. Anche stavolta è stato così». Per concludere, le parole di Caterina: «L’Unitalsi è una delle poche certezze che ho sempre avuto, una delle poche scelte di cui non mi sono mai pentita, una risorsa che mi ha sempre arricchita e migliorata, che mi ha accompagnata nel mio cammino di vita, che mi ha fatta crescere e che mi ha permesso di capire quali siano le vere priorità. E lo ha fatto anche questa volta. Sono partita assetata e affamata di amore, di conferme, avevo bisogno di potermi ritrovare e di ritrovare quello in cui ho sempre creduto e su cui mi sono sempre basata: Cristo e l’amore per la vita. Sapevo che il pellegrinaggio ad Assisi, sarebbe stata la cura perfetta per la mia anima. E così è stato. Ho cercato fin dal primo momento, il vero senso della nostra esistenza nei nostri amici, i ragazzi ai quali, per qualche strano motivo, la vita ha dato dolore, fatica, sofferenza, affanno, ragazzi che hanno bisogno di noi per essere le loro gambe, le loro braccia, la loro voce, la loro forza.
Eppure, sono gli stessi che sono riusciti a essere la mia forza, la mia energia, il mio senso, la mia conferma e la mia certezza.Loro sono stati la mia cura, perché la vita non è ciò che ti accade, ma come reagisci di fronte ad essa… e loro, loro l hanno presa in mano e ne hanno fatto un capolavoro, nonostante tutto». Dopo questo carico di energia domenica 21 aprile porteremo la nostra testimonianza presso la Parrocchia di Fornacelle a Montemurlo, dove ci presenteremo alla comunità durante la Messa e resteremo a pranzo in comunione con i parrocchiani guidati da don Jarek Ziarkiewicz.
di Giovanni Giacomelli – Avvenire edizione La Vita
Pubblicato il 22 Aprile 2024