L’Unitalsi è stata presente a questa importante gara internazionale di Para Dance, disciplina sportiva paralimpica, attraverso UNITALSI AWAY GAME presente in Lombardia già da qualche anno
AWAY GAME, letteralmente significa “partita fuori casa” proprio perché, non dimenticando la nostra origine associativa e riconoscendo nel Santuario di Lourdes la nostra prima casa, ci trasferiamo a volte per operare in ambiti meno riconducibili alla fede in senso stretto; sempre però a favore di chi ha bisogno del nostro aiuto e in nome di quell’Amore misericordioso che cerchiamo di diffondere anche attraverso questi servizi fuori casa.
Mercoledì 22 novembre il potente squadrone di mezzi con altrettanti autisti e coordinatrice al seguito sono arrivati a Genova: 13 pulmini targati UNITALSI provenienti dalle sottosezioni di Varese, Como, Milano Nord Est e Sezione Lombarda, Bergamo, Sondrio, Mantova, Bolzano, Rovigo, Cesena-Imola, Savona e Genova, stracarichi di carrozzine da gara e non, voluminosi bagagli, a volte inquietanti per forma e dimensione, e atleti provenienti da 5 continenti.
Dal Brasile a Taipei, da Hong Kong al Messico, passando per Australia, Filippine, Giappone, Kazakistan, Turchia, Polonia, Germania, Austria, Finlandia, Slovenia, Ucraina, USA e naturalmente anche Italia, più di 260 (160 in carrozzina) atleti si sono esibiti allo Standium Genoa per quattro giorni senza risparmiarsi in evoluzioni e coreografie, legati saldamente alle loro carrozzine da gara, considerate in questo sport un vero e proprio attrezzo sportivo, al pari di pattini o sci.
Mai avremmo creduto che tanta grazia e leggerezza di movimenti potesse essere espressa in questa disciplina da persone con le disabilità più disparate, in alcune categorie anche con ingombranti carrozzine elettriche manovrate magistralmente da uomini e donne veramente abili.
Mai alla fine avremmo capito che i disabili siamo noi cosiddetti normo-dotati, noi che, pur essendo su due gambe sane sembriamo al loro confronto elefanti in cristalleria, noi che, se appena c’è una difficoltà ci tiriamo indietro, noi che la lamentela per qualsiasi causa è quasi doverosa.
Mai, se non avessimo visto in questi anni non solo con la para dance sport qui a Genova, per molti versi per me una scoperta di bellezza, leggiadria e coordinazione di movimenti. Ma anche con la fatica del Para canottaggio sul lago di Varese, la precisione e la concentrazione del Para shooting a Lonato del Garda, l’eleganza del Para dressage nella brughiera di Malpensa e quant’altro abbiamo avuto la fortuna di servire come supporto ai trasporti nel mondo para olimpico.
I nostri fantastici autisti hanno sfrecciato per sei giorni in zona porto vecchio di Genova, su è giù per il dedalo di cavalcavia e sopraelevate, trasportando atleti e giudici dall’hotel allo stadio dove si svolgevano le gare e in tarda sera facendo il percorso inverso.
Non sono state giornate lievi, come per tutti i servizi che Unitalsi affronta: è capitato di uscire in tarda serata per recuperare in stazione a Genova squadre che non avevano prenotato il nostro servizio oppure di fare oltre la mezzanotte nello stadio per aspettare gli atleti sottoposti ai controlli antidoping. E poi carica carrozzine, ancora tutto per la dovuta sicurezza, slega, scarica, insomma anche per i nostri autisti diversamente giovani è stato un bell’impegno fisico.
Ma noi avevamo una missione che al briefing prima dell’inizio di tutto il movimento ci eravamo prefissati: far capire al mondo che veniva lì rappresentato cos’è l’Unitalsi, perché ci sono volontari che si mettono a disposizione di una parte di umanità non sempre considerata tale, quale è lo spirito che ci accompagna e far raccontare nel loro mondo ciò che avevano visto, una realtà che forse in taluni paesi nemmeno esiste.
Volevamo che traspirasse dal nostro servizio, dalle nostre risate e dalla nostra attenzione per loro, la bellezza di farsi prossimo, l’essere compassionevoli nel significato greco della parola.
È sempre difficile raccontare a parole, tant’è che quella sera lì Enrico, uno dei volontari di Bolzano, aveva voluto a tutti i costi esternare questa nostra aspirazione ad Alice, la responsabile dell’organizzazione e nostra interfaccia in campo, affinché facesse arrivare in qualche modo il messaggio ai vari responsabili dei team e organizzatori coinvolti.
Alice era stata ad ascoltare pazientemente, ma non sembrava molto entusiasta di fare da amplificatore. Da lì, per sdrammatizzare, abbiamo codificato la missione impossibile con il titolo “il pippone del krukko” data la provenienza del suo accorato promotore (Bozen!).
All’inizio della prima giornata eravamo guardati con un po’ di diffidenza dal mondo variegato della para dance, sia dagli atleti che dai giudici di gara. Ma saranno stati i sorrisi sui nostri volti piuttosto che i cosiddetti “scambi culturali” delle giornate successive a base di focaccia ligure, salame e sbrisolona mantovana, bresaola della val Chiavenna, speck e salumi del Trentino Alto Adige, oppure panettoni e torroncini distribuiti, fatto sta che dal terzo giorno i sorrisi elargiti ritornavano a noi non solo dagli atleti, ma anche dai serissimi giudici che portavamo ogni giorno su è giù per lo stadio, dagli organizzatori locali meravigliati dall’efficienza e dallo spirito che accompagnava i volontari unitalsiani.
Perfino la severissima team leader austriaca, si era lasciata andare in sorrisi e ringraziamenti, dopo aver constatato che ogni giorno, come da sua desiderata, cercavamo sempre di portare tutto il suo squadrone con corse a loro dedicate, compreso l’immancabile ingombrante sollevatore per la sua atleta in carrozzina elettrica.
Alla fine dell’evento poi, erano baci e abbracci, foto e balli di gruppo, ma soprattutto le lacrime vere e inaspettate del Direttore di gara Dieter, un tedesco tutto d’un pezzo che non aveva più parole per esprimere la sua riconoscenza non solo per il servizio portato a termine in maniera impeccabile e puntuale, ma per l’amore che aveva visto espresso nel nostro fare e nella nostra contagiosa allegria. Forse al suo paese non conosce il mondo del volontariato.
Insomma, ciò che il “pippone del krukko” non aveva potuto a parole, era passato attraverso i gesti, la simpatia e i sorrisi di noi tutti. Fortemente consapevoli che senza la fede e l’azione dello spirito nulla sarebbe possibile ad ognuno di noi, abbiamo ancora una volta una certezza: l’amore fa la differenza.
Antonella Montanari, Unitalsi Lombarda Away Game
Pubblicato il 2 Dicembre 2023