Como: in centinaia per la Giornata del Malato. Il Vescovo Cantoni:”Maria è qui e ci chiama per nome”

Ieri la messa davanti a centinaia di persone. Iniziativa proposta dalle sezioni locali dell’Unitalsi «Tante fatiche, ma ci è data la grazia per affrontarle» «In questa casa noi tutti siamo attesi, desiderati, al di là delle nostre singole condizioni, perché figli amati. Maria è qui. Ci riconosce e ci chiama per nome. Non siamo uno tra i tanti. Siamo amati nella nostra individualità, coni doni e le personali fragilità e debolezze che ci caratterizzano».

Il Cardinale Oscar Cantoni, Vescovo di Como, ha voluto rivolgersi con queste parole, all’inizio dell’omelia della messa che ha presieduto ieri mattina sul sagrato del santuario della Madonna di Tirano, per accogliere le centinaia di partecipanti alla Giornata diocesana del Malato proposta dalle sottosezioni di Como e Sondrio dell’Unitalsi.


A tutti i presenti il cardinale Cantoni ha rimarcato che «il cuore della Madre continua a procurarci quel bene, che una volta promesso ed effuso, continua a rinnovarsi, giungendo abbondante e fecondo fino a noi». Il vescovo ha ricordato anche l augurio “Bene avrai”, che secondo la narrazione dell’apparizione del 1504, la Madonna avrebbe rivolto al beato Mario Omodei.

E ha poi chiesto quale sia «il bene di cui noi abbiamo veramente bisogno». Per rispondere che «a volte noi stessi non sappiamo esattamente ciò che ci è necessario e indispensabile per la sussistenza, per la nostra vita e testimonianza cristiana. Dio, invece, sa bene ciò di cui abbiamo bisogno e, ne siamo certi, non manca di concedercelo perle mani, il cuore e la supplice preghiera di Maria, nostra Madre». Il cardinale ha offerto degli esempi concreti di ciò che ciascuno può desiderare: «Un beneficio fisico, della salute, della guarigione da una malattia.


Il più delle volte, anche di doni interiori per essere accompagnati nella vita secondo lo Spirito. Si tratta di beni che ci permettono di affrontare con fiducia e piena consapevolezza le difficoltà, le tensioni nei confronti di quanti vivono con noi, l’incapacità di affrontare con perseveranza le nostre responsabilità, la paura per un futuro incerto, personale o dei nostri figli. E soprattutto chiediamo la generosità per “offrire i nostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”.

Il porporato ha proseguito sottolineando che «con i beni che chiediamo al Signore per intercessione di Maria, non ci sono tolte le fatiche della vita, ma ci è data la grazia per affrontarle, la forza per sostenerle, la possibilità per mantenerci nella pace e nella gioia, nonostante le difficoltà e le sofferenze». Quindi un richiamo al brano evangelico proposto dalla liturgia domenicale: «Gesù, con ferma decisione, invita i discepoli di ieri e di oggi a prendere la propria croce, ossia a trasformare ogni avvenimento e ogni occasione come spazio per amare».E quando «facilmente crediamo, illudendoci, che altrove, in altri contesti di vita e con persone differenti da quelle che ogni giorno incontriamo, la nostra croce sarebbe più facile da portare con perseveranza, ogni tentativo di fuga si traduce in una occasione persa per servire, per amare, per donarsi”.

Alberto Gianoli – La Provincia di Como 


Pubblicato il 4 Settembre 2023