La “compagnia straordinaria” dei 60mila
Come sempre, il culmine del cammino a piedi da Macerata a Loreto è alle prime luci dell’alba, lungo la ripida discesa di Montereale, quando il “serpentone” dei pellegrini si snoda festoso, dietro alla statua della Madonna Nera portata spalla dagli aviatori prima di entrare nella piazza della basilica della Santa Casa.
E domenica scorsa alle sei, a conclusione della 45ª edizione del pellegrinaggio organizzato da Comunione e Liberazione, questo “spettacolo” degli occhi e del cuore si è ripetuto.
I sessantamila camminatori della fede – ma forse erano molti di più perché a centinaia, visto il bel tempo, se ne sono aggiunti lungo il percorso fino al punto di ristoro di Chiarino– cantavano “Pieni di forza, di grazia e di gloria” battendo le manie muovendo i passi al ritmo di un ritornello ripetuto più volte. È un canto struggente pieno di senso, è l’inno stesso del pellegrinaggio lauretano che si svolge ogni anno alla fine della seconda settimana di giugno. Commuove chi lo canta e chi l’ascolta dalle finestre e ai bordi della strada alle porte della città. “Sapete voi che c è nel mondo una gran Casa? È la dimora di nostro Signo!”
Dalla discesa arriva un’ordinata marea di “mendicanti di Maria” che alzano le braccia al cielo in segno di giubilo dopo 30 chilometri di marcia attraverso le campagne marchigiane in una notte illuminata dalle preghiere, dalle fiaccole, dai fuochi d’artificio e dalle luci lasciate accese nei casolari e nei borghi attraversati durante il percorso.
Erano partiti la sera prima dallo stadio di Macerata, i “folli di Dio”: studenti, sacerdoti e religiosi, genitori e figli di ogni età, ma non solo. C’erano anche i più fragili, in prima fila, su una carrozzina spinta dai volontari della sezione marchigiana Unitalsi. “Nessuno di noi può essere lasciato indietro” ha raccomandato nel suo passo deciso Monsignor Giancarlo Vecerrica, Vescovo Emerito di Fabriano Matelica, 83 anni portati con lo stesso spirito di quando era un giovane insegnante di Liceo, e affascinato dal carisma di don Giussani – cultura, carità, missione – propose ai suoi ragazzi di rivivere l’antica tradizione contadina e marchigiana dei pellegrinaggi mariani.
Partirono in 300 la prima volta nel 1978 e…. sbagliarono pure strada allungando il cammino. Poi non più. Anzi. Al pellegrinaggio Macerata Loreto si è creata nel tempo una “compagnia straordinaria”, come ha sottolineato, il presidente della Fraternità di Cl, Davide Prosperi, nel suo messaggio. Lungo le strade che conducono alla Casa di Maria si impara ad ascoltare, si recita il rosario, si canta, si medita su quella domanda di originale felicità che fa parte del nostro essere e che trova una risposta nel gesto stesso che si sta compiendo. “Chi cerchi?” era il titolo di quest’anno.
Forse mai così azzeccato nell’epoca dura e spietata che siamo costretti a vivere. Non “cosa” cerchi, ma “chi”, perché ogni risposta autentica al proprio desiderio di felicità e di vita piena sta nell’incontro con una personae nell’affronto della realtà così com’è, senza censurare il male proprio e quello altrui.
Anche per questo, sul sagrato della basilica, prima del congedo, è stato letto il testo della lettera inviata dal Comitato pellegrinaggio a Mosca e Kiev, un appello di pace che riassume il senso del gesto che si era appena concluso: “Abbiamo camminato tenendo nel cuore l iniziativa del Santo Padre, che ha inviato il cardinale Matteo Zuppi come pellegrino di speranza e osiamo credere che lei, presidente Putin, e lei, presidente Zelensky, possiate, come Mosè, aprire una nuova strada nel Mar Rosso, che faccia passare il popolo all’asciutto”.
ìdi Fulvio Fulvi – Avvenire e foto Il Resto del Carlino
Pubblicato il 13 Giugno 2023